FAUSTI - “Chiedete” con la certezza di ottenere, dice Gesù, e vi sarà sicuramente dato. Questa esortazione sulla preghiera è incastonata tra il “non giudicare” e “la regola d'oro” sull'amore. Il contesto mostra la cosa da chiedere , che Dio certamente dà : la capacità di non giudicare e amare l'altro.Si chiede ciò che non si può avere se non come dono dell'altro. Infatti chiediamo l'Altro stesso che si dona : l'uomo è richiesta di Dio e Dio è dono per l'uomo. Si cerca ciò che è nascosto. L'impressione nella preghiera è che Dio sia nascosto. Ma è ovunque, perchè è l'essere di ogni cosa. Chi lo cerca in tutte le cose, trova Lui, che è tutto in tutti. “Bussate e vi sarà aperto” Si bussa a una porta chiusa. Dietro c'è la sala del banchetto , nella quale si entra “ora” con la preghiera e il perdono. “Dopo” è inutile bussare, resta chiusa. Questa porta è quella della dispensa, la profondità del nostro cuore, dove Lui sta e da dove noi siamo fuori, ricacciati dalle nostre paure. Il nostro bisogno si fa domanda, il nostro smarrimento ricerca, il muro del nostro oblio cade al persistente ricordo di Lui. La preghiera è un chiedere per vincere la sfiducia, un cercare per trovare quanto il peccato ci ha nascosto, un bussare per superare ciò che ci separa dalla vita La preghiera è infallibile se chiediamo ciò che è conforma alla volontà di Dio, con una fiducia che tutto desidera e nulla ritiene impossibile , con una umiltà che nulla pretende e tutto attende. La preghiera è essenzialmente “chiedere, cercare e bussare”. Non è un importunare Dio per estorcergli ciò che vogliamo. E' invece l'atteggiamento del figlio : sa che il Padre dà e sa cosa vuol dargli , e questo lui stesso vuole e chiede. Chiediamo non per forzare la Sua mano, ma per aprire la nostra al dono, sempre a disposizione di chi lo desidera. Il mio chiedere, com'è l'unica misura del mio dare, è l'unica misura del mio ricevere la mia stessa realtà. Per questo è importante chiedere e desiderare : nella misura del mio desiderio, io sono me stesso, dono di “Colui che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare” (Ef 3,20). “Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare doni buoni ai vostri figli” Non Lui, ma noi siamo cattivi! . Eppure nei confronti dei nostri figli brilla in noi un raggio indeebile della bontà del Padre . Desideriamo dar loro con gratuità ciò di cui hanno bisogno. “Quanto più il Padre Vostro che è nei cieli darà cose buone” A maggior ragione Dio, che è perfetto nella Sua maternità/paternità , darà cose buone ai Suoi figli. Queste “cose buone” sono da Luca sostituite con “Spirito Santo” (Lc 11,13), la Cosa Buona per eccellenza, la Vita stessa di Dio, il Suo Amore. Dio non vuole e non può donarci meno di Se stesso. La preghiera dunque ci trasforma in figli : è il nostro sì che accoglie ciò che la Parola promette. Solo alla luce della preghiera che ci dà il cuore nuovo, si può comprendere il discorso della montagna. Non è una legge nuova, ancora più esigente dell'antica. E' invece il Vangelo, la Buona notizia di ciò che Dio ci vuole dare, perché noi lo possiamo desiderare e ottenere. Tra il dire e il fare c'è di mezzo il pregare, che è il mare senza fine del desiderare. Questo realizza in noi ogni Sua promessa.
Il Signore è la forza del suo popolo, rifugio di salvezza per il suo consacrato. Salva il tuo popolo, o Signore, e benedici la tua eredità, sii loro pastore e sostegno per sempre. (Cf. Sal 27,8-9) Colletta
Donaci, o Signore, di vivere sempre nel timore e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Prima Lettura Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo.
Dal secondo libro dei Re 2Re 19,9b-11.14-21.31-35a.36
In quei giorni, Sennàcherib, re d'Assiria, inviò di nuovo messaggeri a Ezechìa dicendo: «Così direte a Ezechìa, re di Giuda: "Non ti illuda il tuo Dio in cui confidi, dicendo: Gerusalemme non sarà consegnata in mano al re d'Assiria. Ecco, tu sai quanto hanno fatto i re di Assiria a tutti i territori, votandoli allo sterminio. Soltanto tu ti salveresti?"». Ezechìa prese la lettera dalla mano dei messaggeri e la lesse, poi salì al tempio del Signore, l'aprì davanti al Signore e pregò davanti al Signore: «Signore, Dio d'Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. Porgi, Signore, il tuo orecchio e ascolta; apri, Signore, i tuoi occhi e guarda. Ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha mandato a dire per insultare il Dio vivente. È vero, Signore, i re d'Assiria hanno devastato le nazioni e la loro terra, hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però non erano dèi, ma solo opera di mani d'uomo, legno e pietra: perciò li hanno distrutti. Ma ora, Signore, nostro Dio, salvaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu solo, o Signore, sei Dio». Allora Isaìa, figlio di Amoz, mandò a dire a Ezechìa: «Così dice il Signore, Dio d'Israele: "Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennàcherib, re d'Assiria. Questa è la sentenza che il Signore ha pronunciato contro di lui: Ti disprezza, ti deride la vergine figlia di Sion. Dietro a te scuote il capo la figlia di Gerusalemme". Poiché da Gerusalemme uscirà un resto, dal monte Sion un residuo. Lo zelo del Signore farà questo. Perciò così dice il Signore riguardo al re d'Assiria: "Non entrerà in questa città né vi lancerà una freccia, non l'affronterà con scudi e contro essa non costruirà terrapieno. Ritornerà per la strada per cui è venuto; non entrerà in questa città. Oracolo del Signore. Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo"». Ora in quella notte l'angelo del Signore uscì e colpì nell'accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini. Sennàcherib, re d'Assiria, levò le tende, partì e fece ritorno a Nìnive, dove rimase.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 47 (48)
R. Dio ha fondato la sua città per sempre. Oppure: R. Forte, Signore, è il tuo amore per noi.
Grande è il Signore e degno di ogni lode nella città del nostro Dio. La tua santa montagna, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. R.
Il monte Sion, vera dimora divina, è la capitale del grande re. Dio nei suoi palazzi un baluardo si è dimostrato. R.
O Dio, meditiamo il tuo amore dentro il tuo tempio. Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode si estende sino all'estremità della terra; di giustizia è piena la tua destra. R.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me, avrà la luce della vita. (Gv 8,12)
Alleluia.
Vangelo Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 7,6.12-14
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».
Parola del Signore.
PAROLE DEL SANTO PADRE
“La preghiera è un lavoro: un lavoro che ci chiede volontà, ci chiede costanza, ci chiede di essere determinati, senza vergogna. Perché? Perché io sto bussando alla porta del mio amico. Dio è amico, e con un amico io posso fare questo. Una preghiera costante, invadente. Pensiamo a Santa Monica per esempio, quanti anni ha pregato così, anche con le lacrime, per la conversione del suo figlio. Il Signore alla fine ha aperto la porta”. (S. Marta 11 ottobre 2018) Gesù non vuole illuderci, dicendo: “Sì, state tranquilli, la cosa è facile, c’è una bella autostrada e in fondo un grande portone…”. Non ci dice questo: ci parla della porta stretta. Ci dice le cose come stanno: il passaggio è stretto. In che senso? Nel senso che per salvarsi bisogna amare Dio e il prossimo, e questo non è comodo! È una “porta stretta” perché è esigente, l’amore è esigente sempre, richiede impegno, anzi, “sforzo”, cioè una volontà decisa e perseverante di vivere secondo il Vangelo. San Paolo lo chiama «il buon combattimento della fede». Ci vuole lo sforzo di tutti i giorni, di tutto il giorno per amare Dio e il prossimo. (Angelus, 25 agosto 2019)
FAUSTI - “Chiedete” con la certezza di ottenere, dice Gesù, e vi sarà sicuramente dato.
RispondiEliminaQuesta esortazione sulla preghiera è incastonata tra il “non giudicare” e “la regola d'oro” sull'amore.
Il contesto mostra la cosa da chiedere , che Dio certamente dà : la capacità di non giudicare e amare l'altro.Si chiede ciò che non si può avere se non come dono dell'altro. Infatti chiediamo l'Altro stesso che si dona : l'uomo è richiesta di Dio e Dio è dono per l'uomo.
Si cerca ciò che è nascosto. L'impressione nella preghiera è che Dio sia nascosto.
Ma è ovunque, perchè è l'essere di ogni cosa.
Chi lo cerca in tutte le cose, trova Lui, che è tutto in tutti.
“Bussate e vi sarà aperto” Si bussa a una porta chiusa.
Dietro c'è la sala del banchetto , nella quale si entra “ora” con la preghiera e il perdono.
“Dopo” è inutile bussare, resta chiusa.
Questa porta è quella della dispensa, la profondità del nostro cuore, dove Lui sta e da dove noi siamo fuori, ricacciati dalle nostre paure.
Il nostro bisogno si fa domanda, il nostro smarrimento ricerca, il muro del nostro oblio cade al persistente ricordo di Lui.
La preghiera è un chiedere per vincere la sfiducia, un cercare per trovare quanto il peccato ci ha nascosto, un bussare per superare ciò che ci separa dalla vita
La preghiera è infallibile se chiediamo ciò che è conforma alla volontà di Dio, con una fiducia che tutto desidera e nulla ritiene impossibile , con una umiltà che nulla pretende e tutto attende. La preghiera è essenzialmente “chiedere, cercare e bussare”.
Non è un importunare Dio per estorcergli ciò che vogliamo.
E' invece l'atteggiamento del figlio : sa che il Padre dà e sa cosa vuol dargli , e questo lui stesso vuole e chiede.
Chiediamo non per forzare la Sua mano, ma per aprire la nostra al dono, sempre a disposizione di chi lo desidera.
Il mio chiedere, com'è l'unica misura del mio dare, è l'unica misura del mio ricevere la mia stessa realtà.
Per questo è importante chiedere e desiderare : nella misura del mio desiderio, io sono me stesso, dono di “Colui che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare” (Ef 3,20).
“Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare doni buoni ai vostri figli” Non Lui, ma noi siamo cattivi! . Eppure nei confronti dei nostri figli brilla in noi un raggio indeebile della bontà del Padre . Desideriamo dar loro con gratuità ciò di cui hanno bisogno.
“Quanto più il Padre Vostro che è nei cieli darà cose buone” A maggior ragione Dio, che è perfetto nella Sua maternità/paternità , darà cose buone ai Suoi figli.
Queste “cose buone” sono da Luca sostituite con “Spirito Santo” (Lc 11,13), la Cosa Buona per eccellenza, la Vita stessa di Dio, il Suo Amore. Dio non vuole e non può donarci meno di Se stesso.
La preghiera dunque ci trasforma in figli : è il nostro sì che accoglie ciò che la Parola promette.
Solo alla luce della preghiera che ci dà il cuore nuovo, si può comprendere il discorso della montagna.
Non è una legge nuova, ancora più esigente dell'antica. E' invece il Vangelo, la Buona notizia di ciò che Dio ci vuole dare, perché noi lo possiamo desiderare e ottenere.
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il pregare, che è il mare senza fine del desiderare.
Questo realizza in noi ogni Sua promessa.
Antifona
RispondiEliminaIl Signore è la forza del suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo, o Signore,
e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre. (Cf. Sal 27,8-9)
Colletta
Donaci, o Signore,
di vivere sempre nel timore e nell’amore per il tuo santo nome,
poiché tu non privi mai della tua guida
coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Proteggerò questa città per salvarla, per amore di me e di Davide mio servo.
Dal secondo libro dei Re
2Re 19,9b-11.14-21.31-35a.36
In quei giorni, Sennàcherib, re d'Assiria, inviò di nuovo messaggeri a Ezechìa dicendo: «Così direte a Ezechìa, re di Giuda: "Non ti illuda il tuo Dio in cui confidi, dicendo: Gerusalemme non sarà consegnata in mano al re d'Assiria. Ecco, tu sai quanto hanno fatto i re di Assiria a tutti i territori, votandoli allo sterminio. Soltanto tu ti salveresti?"».
Ezechìa prese la lettera dalla mano dei messaggeri e la lesse, poi salì al tempio del Signore, l'aprì davanti al Signore e pregò davanti al Signore: «Signore, Dio d'Israele, che siedi sui cherubini, tu solo sei Dio per tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. Porgi, Signore, il tuo orecchio e ascolta; apri, Signore, i tuoi occhi e guarda. Ascolta tutte le parole che Sennàcherib ha mandato a dire per insultare il Dio vivente. È vero, Signore, i re d'Assiria hanno devastato le nazioni e la loro terra, hanno gettato i loro dèi nel fuoco; quelli però non erano dèi, ma solo opera di mani d'uomo, legno e pietra: perciò li hanno distrutti. Ma ora, Signore, nostro Dio, salvaci dalla sua mano, perché sappiano tutti i regni della terra che tu solo, o Signore, sei Dio».
Allora Isaìa, figlio di Amoz, mandò a dire a Ezechìa: «Così dice il Signore, Dio d'Israele: "Ho udito quanto hai chiesto nella tua preghiera riguardo a Sennàcherib, re d'Assiria. Questa è la sentenza che il Signore ha pronunciato contro di lui:
Ti disprezza, ti deride
la vergine figlia di Sion.
Dietro a te scuote il capo
la figlia di Gerusalemme".
Poiché da Gerusalemme uscirà un resto,
dal monte Sion un residuo.
Lo zelo del Signore farà questo.
Perciò così dice il Signore riguardo al re d'Assiria:
"Non entrerà in questa città
né vi lancerà una freccia,
non l'affronterà con scudi
e contro essa non costruirà terrapieno.
Ritornerà per la strada per cui è venuto;
non entrerà in questa città.
Oracolo del Signore.
Proteggerò questa città per salvarla,
per amore di me e di Davide mio servo"».
Ora in quella notte l'angelo del Signore uscì e colpì nell'accampamento degli Assiri centottantacinquemila uomini. Sennàcherib, re d'Assiria, levò le tende, partì e fece ritorno a Nìnive, dove rimase.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 47 (48)
R. Dio ha fondato la sua città per sempre.
Oppure:
R. Forte, Signore, è il tuo amore per noi.
Grande è il Signore e degno di ogni lode
nella città del nostro Dio.
La tua santa montagna, altura stupenda,
è la gioia di tutta la terra. R.
Il monte Sion, vera dimora divina,
è la capitale del grande re.
Dio nei suoi palazzi
un baluardo si è dimostrato. R.
O Dio, meditiamo il tuo amore
dentro il tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio,
così la tua lode si estende
sino all'estremità della terra;
di giustizia è piena la tua destra. R.
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Alleluia, alleluia.
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me, avrà la luce della vita. (Gv 8,12)
Alleluia.
Vangelo
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,6.12-14
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».
Parola del Signore.
PAROLE DEL SANTO PADRE
“La preghiera è un lavoro: un lavoro che ci chiede volontà, ci chiede costanza, ci chiede di essere determinati, senza vergogna. Perché? Perché io sto bussando alla porta del mio amico. Dio è amico, e con un amico io posso fare questo. Una preghiera costante, invadente. Pensiamo a Santa Monica per esempio, quanti anni ha pregato così, anche con le lacrime, per la conversione del suo figlio. Il Signore alla fine ha aperto la porta”. (S. Marta 11 ottobre 2018)
Gesù non vuole illuderci, dicendo: “Sì, state tranquilli, la cosa è facile, c’è una bella autostrada e in fondo un grande portone…”. Non ci dice questo: ci parla della porta stretta. Ci dice le cose come stanno: il passaggio è stretto. In che senso? Nel senso che per salvarsi bisogna amare Dio e il prossimo, e questo non è comodo! È una “porta stretta” perché è esigente, l’amore è esigente sempre, richiede impegno, anzi, “sforzo”, cioè una volontà decisa e perseverante di vivere secondo il Vangelo. San Paolo lo chiama «il buon combattimento della fede». Ci vuole lo sforzo di tutti i giorni, di tutto il giorno per amare Dio e il prossimo. (Angelus, 25 agosto 2019)