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martedì 12 settembre 2017

" TU PADRE, QUE VE EN LO SECRETO" Mt 6, 5-8


 
 







5 commenti:

  1. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Anzitutto, guardarsi dagli ipocriti, cioè stare attenti a non basare la vita sul culto dell’apparenza, dell’esteriorità, sulla cura esagerata della propria immagine. E, soprattutto, stare attenti a non piegare la fede ai nostri interessi. Quegli scribi coprivano, con il nome di Dio, la propria vanagloria e, ancora peggio, usavano la religione per curare i loro affari, abusando della loro autorità e sfruttando i poveri. Qui vediamo quell’atteggiamento così brutto che anche oggi vediamo in tanti posti, in tanti luoghi, il clericalismo, questo essere sopra gli umili, sfruttarli, “bastonarli”, sentirsi perfetti. Questo è il male del clericalismo. È un monito per ogni tempo e per tutti, Chiesa e società: mai approfittare del proprio ruolo per schiacciare gli altri, mai guadagnare sulla pelle dei più deboli! (Angelus, 7 novembre 2021)

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    1. Antifona

      Ascolta, o Signore, la mia voce: a te io grido.
      Sei tu il mio aiuto: non lasciarmi,
      non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. (Sal 26,7.9)

      Colletta

      O Dio, fortezza di chi spera in te,
      ascolta benigno le nostre invocazioni,
      e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto,
      soccorrici sempre con la tua grazia,
      perché fedeli ai tuoi comandamenti
      possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere.
      Per il nostro Signore Gesù Cristo.
      Prima Lettura
      Apparve un carro di fuoco ed Elìa salì verso il cielo.

      Dal secondo libro dei Re
      2Re 2,1.6-14

      In quei giorni, quando il Signore stava per far salire al cielo in un turbine Elìa, questi partì da Gàlgala con Elisèo. [Giunti a Gerico,] Elìa disse ad Elisèo: «Rimani qui, perché il Signore mi manda al Giordano». Egli rispose: «Per la vita del Signore e per la tua stessa vita, non ti lascerò». E procedettero insieme.
      Cinquanta uomini, tra i figli dei profeti, li seguirono e si fermarono di fronte, a distanza; loro due si fermarono al Giordano. Elìa prese il suo mantello, l’arrotolò e percosse le acque, che si divisero di qua e di là; loro due passarono sull’asciutto. Appena furono passati, Elìa disse a Elisèo: «Domanda che cosa io debba fare per te, prima che sia portato via da te». Elisèo rispose: «Due terzi del tuo spirito siano in me». Egli soggiunse: «Tu pretendi una cosa difficile! Sia per te così, se mi vedrai quando sarò portato via da te; altrimenti non avverrà».
      Mentre continuavano a camminare conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elìa salì nel turbine verso il cielo. Elisèo guardava e gridava: «Padre mio, padre mio, carro d'Israele e suoi destrieri!». E non lo vide più. Allora afferrò le proprie vesti e le lacerò in due pezzi. Quindi raccolse il mantello, che era caduto a Elìa, e tornò indietro, fermandosi sulla riva del Giordano. Prese il mantello, che era caduto a Elìa, e percosse le acque, dicendo: «Dove è il Signore, Dio di Elìa?». Quando anch’egli ebbe percosso le acque, queste si divisero di qua e di là, ed Elisèo le attraversò.

      Parola di Dio.

      Salmo Responsoriale

      Dal Sal 30 (31)

      R. Rendete saldo il vostro cuore, voi tutti che sperate nel Signore.
      Oppure:
      R. Saldo è il cuore del giusto che spera nel Signore.

      Quanto è grande la tua bontà, Signore!
      La riservi per coloro che ti temono,
      la dispensi, davanti ai figli dell’uomo,
      a chi in te si rifugia. R.

      Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
      lontano dagli intrighi degli uomini;
      li metti al sicuro nella tua tenda,
      lontano dai litigi delle lingue. R.

      Amate il Signore, voi tutti suoi fedeli;
      il Signore protegge chi ha fiducia in lui
      e ripaga in abbondanza chi opera con superbia. R.

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    2. Acclamazione al Vangelo

      Alleluia, alleluia.

      Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore,
      e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. (Gv 14,23)

      Alleluia.

      Vangelo
      Il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

      Dal Vangelo secondo Matteo
      Mt 6,1-6.16-18

      In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
      «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c'è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
      Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
      E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
      E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

      Parola del Signore.

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  2. FAUSTI - “Attenti a non fare la vostra giustizia davanti agli uomini” La giustizia è la volontà di Dio. Essa si concretizza nell'elemosina, preghiera e digiuno, in un corretto rapporto con i fratelli, con il Padre, con le cose. Noi facciamo grande attenzione al contrario : agiamo solo se visti e approvati. Anche chi si nasconde, è per farsi notare. L'uomo è sempre “davanti agli occhi”, “di faccia” a qualcuno.
    A noi scegliere davanti a che occhi stare : se a quelli degli altri, o a quelli di Dio.
    L'uomo è immagine e somiglianza di Dio. La sua ricompensa presso il Padre è la propria verità di figlio.
    “Quando dunque fai l'elemosina” fare l'elemosina, dare del proprio a chi non ha, non è un'opera super-erogatoria di bontà, ma dovere di giustizia : chi è figlio, è anche fratello.
    Nessuno può dire di amare Dio che non vede, se non ama il fratello che vede (1Gv 4,20).
    Il Figlio ci riconoscerà davanti al Padre se noi L'avremo riconosciuto nei fratelli più piccoli.
    La solidarietà col povero, sia quello vicino ( l'emarginato, l'anziano, l'extracomunitario) sia quello lontano ( il sud del mondo), è da vedere in termini di giustizia.
    Chi dà a un povero, fà un prestito a Dio.
    “Non suonare la tromba davanti a te” il “far bella figura” non è il principio delle nostre azioni?
    “Come fanno gli ipocriti” la vita è una sceneggiata, dove ognuno litiga con l'altro per primeggiare.
    L'apparire tende a essere l'anima di tutto: esiste solo ciò che appare, e ciò che appare non esiste affatto! Si ha spesso l'impressione di una fiera delle vanità.
    I complessi di superiorità/inferiorità, le angosce e le prepotenze – su di sé o sugli altri – derivano dal non sentirsi accettati, per cui si fa di tutto per dare una buona immagine di sé, pur di essere accettati.
    “La tua elemosina sia segreta, e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti restituirà” Il segreto, la parte più intima che nessuno vede, è il tuo cuore, dove tu sempre sei davanti a Dio, e Dio è davanti a te.
    Lì il Suo vederti e amarti è il tuo essere te stesso, e il tuo vederti lì ti fa diventare ciò che sei.
    Nel segreto il Padre ti restituisce alla tua realtà di figlio.
    “Quando preghi”, volgiti al Padre tuo nel segreto, dice Gesù.
    Ma cos'è la preghiera, da Gesù ritenuta ovvia e naturale? E' l'atto fondamentale in cui riconosco il mio principio come mio fine : è l'atto razionale più alto, con il quale, esplorati i miei confini, conosco me e l'Altro da cui vengo, accetto me come dono dell'Altro e l'Altro come amore per me.
    Pregare è essere me stesso, finito aperto all'infinito. Nessun animale mai s'inginocchia per pregare ...E' un atto umano, e solo umano. Può quindi anche essere disumano, maldestro e falsificato, e quindi giustamente rifiutato, anche se con sofferenza e nostalgia.
    Pregare è stare davanti a Dio, di cui sono immagine e somiglianza.
    Davanti a Lui sono ciò che sono; lontano da Lui non sono ciò che sono . Sono lontano da me.
    Non è un optional per anime devote . È la salvezza dell'uomo come uomo, che riceve la propria identità. Pregare non è parlare di Dio, ma parlare con Lui...
    Senza preghiera la fede è ideologia vuota, l'azione distrazione dell'uomo e distruzione della realtà.
    Pregare è dialogare, rispondo “Tu” a Colui che per primo dice il mio nome;
    esco dal mio guscio per realizzarmi nel dono all'Altro ;
    dimentico me per ri-cordare , avere-nel-cuore Lui.
    Pregare è gioire di Dio che mi ama e che amo.
    Lui diventa la mia vita .
    Vivo, in pienezza sempre più grande, di Lui, che è presenza, dialogo, amore, dono, perdono.
    La preghiera non autentica, fatta per apparire davanti agli uomini o a Dio, falsifica l'esistenza.
    La preghiera autentica è il respiro della vita.
    Per questo è necessario pregare sempre, in ogni tempo, e in ogni luogo, perché sempre e ovunque si esprima a livello di coscienza e libertà ciò che siamo nella realtà.
    La preghiera va fatta con insistenza, con fede, nel Nome di Gesù, con familiarità filiale.


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    1. --Noi non sappiamo cosa chiedere : lo Spirito prega in noi.
      La preghiera, unione con il Padre nel Figlio, è anche solidarietà con i fratelli, intercessione dell'Unico Giusto che salva tutti, è lotta in cui si vince il male (Col 4,12) , si riceve il proprio nome, e Dio stesso riceve il Suo vero nome “Abbà” .
      Dio è Padre e sa. In quanto Dio vede e può; in quanto Padre provvede.
      Sono io a non sapere ciò di cui ho bisogno.
      Me lo insegnerà Gesù con la preghiera del Padre Nostro.
      “Quando digiuni, profumati il capo”, dice Gesù. L'elemosina e la preghiera, scaturite dal cuore del Figlio davanti al Padre, compiono la “giustizia eccessiva” nei confronti dell'altro e dell'Altro. Il digiuno a sua volta la compie nei propri confronti : fa accettare se stessi come figli e il proprio limite come principio di vita.
      Digiunare è il contrario di mangiare, vivere. E' segno sia di lutto che di conversione.
      Il digiuno è obbligatorio il giorno dell'espiazione...Oltre al digiuno pubblico, prescritto, ci son quelli privati, di devozione. Il fariseo al tempio, di cui parla Gesù nella parabola, digiuna ben due volte la settimana (Lc 18,12). le opere super-erogatorie procurano fama di persona pia. L'apparire davanti agli uomini è il DNA di ogni male,che ha la sua radice nel non sapere chi siamo agli occhi di Dio.
      A Gesù chiederanno perché i Suoi discepoli non digiunano (9,14). Risponderà che è il tempo delle nozze, del banchetto messianico, della pienezza di vita che Dio ha promesso.
      Come in tutte le opere, Gesù guarda l'intenzione. Il cuore del Figlio è puro, e vede Dio, perché Lui solo cerca.
      L'ipocrita cerca la propria reputazione, e in tutto trova il proprio io.
      Il digiuno , come ogni opera buona, può essere esibizione davanti agli uomini, persino davanti a Dio : imbiancatura di un cuore orgoglioso, possessivo e padronale, pieno di morte. E' quanto dicevano i profeti, proponendo un altro digiuno , gradito a Dio : operare con giustizia e dividere i propri beni con i poveri (Is 58,1).
      Gesù ha digiunato nel deserto. Anche per Lui la fame è stata luogo di tentazione.
      La Chiesa occidentale ora ha attenuato la pratica del digiuno. In una società ridotta a bocca che tutto divora, a tubo digerente che tutto assimila, il digiuno riacquista la sua attualità.
      E c'è anche un digiuno della mente e del cuore, dell'orecchio e dell'occhio.

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