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sabato 9 dicembre 2017

"SUS MILAGROS" Mt 11, 20-22



7 commenti:



  1. La bocca del giusto medita sapienza
    e la sua lingua esprime verità;
    la legge del suo Dio è nel suo cuore. (Cf. Sal 36,30-31)

    Colletta
    Dio onnipotente, concedi a noi,
    che celebriamo la nascita al cielo
    del santo vescovo Bonaventura,
    di essere illuminati dalla sua eminente sapienza
    e di imitare il suo serafico ardore.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Lo chiamò Mosè perché l’aveva tratto dalle acque; cresciuto in età, egli si recò dai suoi fratelli.
    Dal libro dell’Èsodo
    Es 2,1-15

    In quei giorni, un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. La sorella del bambino si pose a osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto.
    Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Ella vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. L’aprì e vide il bambino: ecco, il piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». «Va’», rispose la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò.
    Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l’ho tratto dalle acque!».
    Un giorno Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i loro lavori forzati. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. Voltatosi attorno e visto che non c’era nessuno, colpì a morte l’Egiziano e lo sotterrò nella sabbia.
    Il giorno dopo uscì di nuovo e vide due Ebrei che litigavano; disse a quello che aveva torto: «Perché percuoti il tuo fratello?». Quegli rispose: «Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di potermi uccidere, come hai ucciso l’Egiziano?». Allora Mosè ebbe paura e pensò: «Certamente la cosa si è risaputa».
    Il faraone sentì parlare di questo fatto e fece cercare Mosè per metterlo a morte. Allora Mosè fuggì lontano dal faraone e si fermò nel territorio di Madian.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 68 (69)

    R. Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.
    Oppure:
    R. Non nascondere il tuo volto al tuo servo, Signore.

    Affondo in un abisso di fango,
    non ho nessun sostegno;
    sono caduto in acque profonde
    e la corrente mi travolge. R.

    Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
    Signore, nel tempo della benevolenza.
    O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
    nella fedeltà della tua salvezza. R.

    Io sono povero e sofferente:
    la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
    Loderò il nome di Dio con un canto,
    lo magnificherò con un ringraziamento. R.

    Vedano i poveri e si rallegrino;
    voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
    perché il Signore ascolta i miseri
    e non disprezza i suoi che sono prigionieri. R.


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    1. Acclamazione al Vangelo
      Alleluia, alleluia.

      Oggi non indurite il vostro cuore,
      ma ascoltate la voce del Signore. (Cf. Sal 94 (95),8ab)

      Alleluia.

      Vangelo
      Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno trattate meno duramente di voi.
      Dal Vangelo secondo Matteo
      Mt 11,20-24

      In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
      E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodòma sarà trattata meno duramente di te!».

      Parola del Signore.

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  2. Le Parole dei Papi
    La fede in Dio chiede di rinnovare ogni giorno la scelta del bene rispetto al male, la scelta della verità rispetto alla menzogna, la scelta dell’amore del prossimo rispetto all’egoismo. Chi si converte a questa scelta, dopo aver sperimentato il peccato, troverà i primi posti nel Regno dei cieli, dove c’è più gioia per un solo peccatore che si converte che per novantanove giusti. Ma la conversione, cambiare il cuore, è un processo, un processo che ci purifica dalle incrostazioni morali. E a volte è un processo doloroso, perché non c’è la strada della santità senza qualche rinuncia e senza il combattimento spirituale. Combattere per il bene, combattere per non cadere nella tentazione, fare da parte nostra quello che possiamo, per arrivare a vivere nella pace e nella gioia delle Beatitudini. (Papa Francesco - Angelus, 27 settembre 2020)

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    1. --->Quel giudizio finale è già in atto, incomincia adesso nel corso della nostra esistenza. Tale giudizio è pronunciato in ogni istante della vita, come riscontro della nostra accoglienza con fede della salvezza presente ed operante in Cristo, oppure della nostra incredulità, con la conseguente chiusura in noi stessi. Ma se noi ci chiudiamo all’amore di Gesù, siamo noi stessi che ci condanniamo. La salvezza è aprirsi a Gesù, e Lui ci salva. P. FRANCESCO UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 11 dicembre 2013

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  3. S. FAUSTI – La felicità è il desiderio fondamentale dell'uomo, che si sa limitato e mortale. Egli sempre va oltre se stesso, mosso dal desiderio di raggiungere quella pienezza che gli manca e per la quale si sente fatto. Anche quando sbaglia, non cerca mai il male : desidera un bene maggiore, una felicità più grande. L'esperienza però insegna quanto è infelice, pieno di paure e angosce, sofferenze e ingiustizie, dilaniato da guerre e incomprensioni , da conflitti e da mali di tutti i tipi , dentro e fuori, a livello personale e sociale, locale e planetario.
    Il male è l'unico problema serio dell'uomo . Ogni sua azione è un tentativo di salvarsi da esso.
    Tutti sappiamo che cosa significa . Basta aprire il giornale, per vedere l'abisso di stupidità e cattiveria in cui siamo immersi. Il Paradiso è il desiderio che quei lampi di luce, che di tanto in tanto illuminano le tenebre, si fissino eternamente, e scompaia il buio di questa notte che conosciamo bene. Quando parliamo di Dio,ogni nostro concetto è analogico.
    Significa che Lui è semplicemente diverso da ciò che diciamo, che ha con Lui un certo aspetto di somiglianza. Dicendo che è giusto, affermiamo che non vuole, non tollera e non fa l'ingiustizia, che pure c'è ; ma dobbiamo anche dire che la Sua giustizia è grazia, che il Suo Giudizio è Perdono.
    La croce è dove si realizza la Sua Giustizia : Lui, il Giusto, è battezzato, immerso nel nostro peccato, e proprio così compie la volontà del Padre, la Giustizia superiore.
    Sulla croce Dio è Dio, tutto e solo Amore, vittorioso su ogni male, perfetto nella Sua giustizia, sovranamente libero e onnipotente, capace di portare Amore e Vita là dove c'è odio e morte.
    Lì Lui prevede tutto e provvede a tutti: il massimo male – l'esecuzione ingiusta del Giusto, l'uccisione dell'Autore della vita, il non senso assoluto, l'abbandono di Dio – è il luogo dove Lui si riversa nella sovrabbondanza del Suo Amore per colmare tutto e tutti della Sua Grazia.

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  4. GESUITI
    . Ecco vediamo questo brano nel contesto del capitolo 11. È un capitolo di passaggio, dove e si parla del destino di Gesù in mezzo al suo popolo, che è il destino costante di Gesù in mezzo a noi. Gesù non è fondamentalmente capito, è misterioso, anche chi lo attende, come il Battista, non lo capisce e deve interrogarsi. E davanti alla sua debolezza, davanti al suo amore, alla sua misericordia, all’annuncio della Figlio che porta l’amore del Padre e lo porta nella debolezza del Cristo che finirà in croce c’è uno scandalo, cioè non si capisce che gioco gioca. Il Battista aspettava un’altra cosa, annunciava un’altra cosa anche lui deve convertirsi. Gesù allora dice: questa generazione, e ogni generazione è una generazione che non sa capire il gioco di Dio. Il gioco di Dio è in due momenti: il primo momento è quello di denunciare il male perché ci fa male, per giungere alla conversione, il secondo momento è quello di danzare la gioia e la vita perché appunto uscendo dal male entriamo nella nostra verità che è l’essere figli di Dio. E subito dopo Gesù applica il giudizio; per esempio queste città dove ha lavorato in questo periodo non hanno accolto l’invito al lamento, cioè non si sono convertite, subito dopo vedete in quello stesso tempo Gesù dice: Ti benedico Padre altri invece si sono convertiti. Allora praticamente si parla del giudizio su questa generazione, c’è chi si converte, c’è chi non si converte. Chi si converte cosa gli capita? Ti benedico Padre, entra nella vita trinitaria, diventa Figlio, entra nella comunione col Padre. Chi non si converte vediamo ci sono queste minacce e ne troveremo altre ancora nel vangelo, queste sono le prime nelle quali ci imbattiamo. E allora vorremmo un po’ riflettere sul senso delle minacce nella sacra Scrittura e anche se il Signore ci desse un po’ di discernimento anche sul senso del fallimento, dell’inferno, di queste cose che sono fondamentali per capire la salvezza. Allora, senza dare una risposta prima, cerchiamo di procedere per gradi, di vedere i vari elementi. Il primo elemento come vedete qui si tratta di una minaccia; e troviamo spesso anche nell’Antico Testamento delle minacce, ne abbiamo parlato altre volte e vediamo innanzi tutto che significato ha la minaccia e tutte quelle che troviamo nel vangelo. Non è che Gesù, Dio, il Padre prima di lui, mediante i profeti minacciassero per l’uomo dei castighi ineluttabili che piovevano sulla terra perché avevano fatto del male. Tutti i profeti hanno sempre minacciato il popolo del castigo a una condizione, anzi per un fine: perché si convertisse in modo che la minaccia non si realizzasse. Quindi il valore di una minaccia è che non si avveri, la minaccia serve per far scoprire il male che si sta facendo in modo che uno non lo faccia, non è per dire: adesso ti capita questo, cioè non c’è un meccanismo ineluttabile tra la minaccia e la conseguenza. Proprio la minaccia è rivelatoria, rivela il male che stai facendo in modo che tu smetta di farlo. Quindi cosa rivela la minaccia? Rivela che il male è male e che Dio ti ama infinitamente e non vuole che tu finisca male. Quindi non che Dio mi minacci, è il male che mi minaccia, solo che io non lo vedo.

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