S. FAUSTI - “Stendi la tua mano!” ordina Gesù all'uomo che aveva la mano rattrappita. In Africa talora si vede uno che, morso da un serpente, rimane con il braccio secco e mummificato. Anche Adamo, da quando la tese al frutto proibito, rimase con la mano senza linfa. Gesù è venuto a guarirla . Chiusa nel tentativo di rapire dall'albero della morte, la riapre al dono dell'albero della vita. Il Signore non solo ci fa dono del sabato, ma ci restituisce la capacità di accoglierlo. Un dono senza una mano aperta per riceverlo, è come la luce senza l'occhio. Il punto d'arrivo dell'azione di Dio non è il dono di Sé, ma il dono che ci fa di poterlo accogliere. La legge, fatta di prescrizioni e di divieti, non è Dio e non dà la vita . È sacrificio dell'uomo. Il Signore del sabato ci rivela il vero Volto di Dio : la Misericordia. La mano, in quanto riceve, è quella del Figlio, in quanto lavora è potenza dello Spirito, in quanto dona è come quella del Padre : la Mano del Figlio dell'uomo che “prende, spezza e dà” realizza la Vita di Dio tra gli uomini. Proprio per questo giungerà al giungerà al sacrificio della croce : lì le Sue Mani inchiodate schioderanno la paralisi della nostra mano rattrappita. “Tennero consiglio contro di Lui come toglierlo di mezzo” ma proprio così si consegnerà nella nostra mano di peccatori che, mentre gli dà la morte, riceve la Sua Vita.
19 12 Salmi 71(70),3-4a.5-6ab.16-17. Sii per me rupe di difesa, baluardo inaccessibile, poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza. Mio Dio, salvami dalle mani dell'empio.
Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza. Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno.
Dirò le meraviglie del Signore, ricorderò che tu solo sei giusto. Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,5-25. Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta. Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini».
S. FAUSTI - “Stendi la tua mano!” ordina Gesù all'uomo che aveva la mano rattrappita. In Africa talora si vede uno che, morso da un serpente, rimane con il braccio secco e mummificato. Anche Adamo, da quando la tese al frutto proibito, rimase con la mano senza linfa. Gesù è venuto a guarirla . Chiusa nel tentativo di rapire dall'albero della morte, la riapre al dono dell'albero della vita. Il Signore non solo ci fa dono del sabato, ma ci restituisce la capacità di accoglierlo.
RispondiEliminaUn dono senza una mano aperta per riceverlo, è come la luce senza l'occhio.
Il punto d'arrivo dell'azione di Dio non è il dono di Sé, ma il dono che ci fa di poterlo accogliere.
La legge, fatta di prescrizioni e di divieti, non è Dio e non dà la vita . È sacrificio dell'uomo.
Il Signore del sabato ci rivela il vero Volto di Dio : la Misericordia. La mano, in quanto riceve, è quella del Figlio, in quanto lavora è potenza dello Spirito, in quanto dona è come quella del Padre : la Mano del Figlio dell'uomo che “prende, spezza e dà” realizza la Vita di Dio tra gli uomini.
Proprio per questo giungerà al giungerà al sacrificio della croce : lì le Sue Mani inchiodate schioderanno la paralisi della nostra mano rattrappita.
“Tennero consiglio contro di Lui come toglierlo di mezzo” ma proprio così si consegnerà nella nostra mano di peccatori che, mentre gli dà la morte, riceve la Sua Vita.
19 12 Salmi 71(70),3-4a.5-6ab.16-17.
Sii per me rupe di difesa,
baluardo inaccessibile,
poiché tu sei mio rifugio e mia fortezza.
Mio Dio, salvami dalle mani dell'empio.
Sei tu, Signore, la mia speranza,
la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre tu sei il mio sostegno.
Dirò le meraviglie del Signore,
ricorderò che tu solo sei giusto.
Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza
e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 1,5-25.
Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote chiamato Zaccaria, della classe di Abìa, e aveva in moglie una discendente di Aronne chiamata Elisabetta.
Erano giusti davanti a Dio, osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore.
Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe,
secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso.
Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso.
Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso.
Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore.
Ma l'angelo gli disse: «Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni.
Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita,
poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre
e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio.
Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
Zaccaria disse all'angelo: «Come posso conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni».
L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a portarti questo lieto annunzio.
Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo».
Intanto il popolo stava in attesa di Zaccaria, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio.
Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto.
Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa.
Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva:
«Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra gli uomini».