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martedì 26 marzo 2019

"ABANDONARON A JESÚS " Mt 26,55a-56


2 commenti:

  1. FAUSTI - Cristo mite e umile si fa carico della nostra violenza, che su di Lui esaurisce la sua carica e si spegne.
    Infatti non risponde al male con il male, ma con il dono e il perdono.
    Gesù inizia la Sua Passione. In essa si compie la Scrittura, che esprime la Volontà del Padre di salvare tutti i Suoi figli. E ciò avviene nel Figlio che si offre ai fratelli che Lo catturano.
    Il Servo mite e umile,il giusto innocente, il Signore della Vita è nel numero dei malfattori.
    Edal male ci libera non chi lo fa, ma chi lo porta su di sé senza farlo.
    Gesù ci salva proprio in quanto si fa per noi peccato e maledizione.
    La Chiesa è rappresentata da Pietro e dai Discepoli, che hanno lo stesso modo di agire e di pensare degli altri. Pur amando il Signore, fanno il gioco opposto al Suo. Sono, inconsapevolmente, Suoi nemici . Compiono imprese ambigue, che fanno male se riescono e fanno bene se falliscono.
    Provvidenzialmente i discepoli non sono più forti dei nemici. Lo abbandonano perché non sono con Lui così com'é: fuggono, anche se vorrebbero stare con Lui. Questo abbandono degli amici è per l'amico la violenza più crudele.

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  2. VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 18,21-35

    In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.

    Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

    Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quel che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

    Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.

    Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Fin dal nostro Battesimo Dio ci ha perdonati, condonandoci un debito insolvibile: il peccato originale. Ma, quella è la prima volta. Poi, con una misericordia senza limiti, Egli ci perdona tutte le colpe non appena mostriamo anche solo un piccolo segno di pentimento. Dio è così: misericordioso. Quando siamo tentati di chiudere il nostro cuore a chi ci ha offeso e ci chiede scusa, ricordiamoci delle parole del Padre celeste al servo spietato: «Io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?» (vv. 32-33). Chiunque abbia sperimentato la gioia, la pace e la libertà interiore che viene dall’essere perdonato può aprirsi alla possibilità di perdonare a sua volta. (Angelus, 17 settembre 2017)

    IT

    LETTURA DEL GIORNO
    Dal libro del profeta Daniele
    Dn 3,25.34-43

    In quei giorni, Azarìa si alzò e fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:

    «Non ci abbandonare fino in fondo,
    per amore del tuo nome,
    non infrangere la tua alleanza;
    non ritirare da noi la tua misericordia,
    per amore di Abramo, tuo amico,
    di Isacco, tuo servo, di Israele, tuo santo,
    ai quali hai parlato, promettendo di moltiplicare
    la loro stirpe come le stelle del cielo,
    come la sabbia sulla spiaggia del mare.

    Ora invece, Signore,
    noi siamo diventati più piccoli
    di qualunque altra nazione,
    oggi siamo umiliati per tutta la terra
    a causa dei nostri peccati.
    Ora non abbiamo più né principe,
    né profeta né capo né olocàusto
    né sacrificio né oblazione né incenso
    né luogo per presentarti le primizie
    e trovare misericordia.

    Potessimo essere accolti con il cuore contrito
    e con lo spirito umiliato,
    come olocàusti di montoni e di tori,
    come migliaia di grassi agnelli.
    Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito,
    perché non c'è delusione per coloro che confidano in te.

    Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
    ti temiamo e cerchiamo il tuo volto,
    non coprirci di vergogna.
    Fa' con noi secondo la tua clemenza,
    secondo la tua grande misericordia.
    Salvaci con i tuoi prodigi,
    da' gloria al tuo nome, Signore».

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