FAUSTI – Gesù prova tristezza e angoscia. I discepoli ne son rimasti colpiti. Pur con gli occhi che ostinatamente si rinchiudono,non hanno potuto dimenticare. “Negli anni della vita terrena” ,il Figlio, “offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Colui che poteva liberarlo dalla morte, e fu esaudito”, non perchè fu liberato, ma perché “prese bene” la morte, le forti grida e le lacrime, comuni a tutti i Suoi fratelli peccatori. Per questo divenne il Figlio perfetto come il Padre :” per l'obbedienza “ alle “cose che patì”. E così “divenne causa di salvezza eterna per coloro che Lo ascoltano”, e fu proclamato “pontefice” , ponte tra ogni uomo perduto e il suo Dio. (Eb 5,7-10). Egli è l'Intercessore, Colui che si mette in mezzo, tessendo in Sé il raccordo tra ogni lontananza e lacerazione. Gesù vive il Suo Essere del Padre, da Lui e per Lui, nella nostra condizione di peccato e di rifiuto. Noi non abbiamo accettato né Dio come Padre né noi stessi come figli. Abbiam voluto possedere in proprio la vita ; di conseguenza non accettiamo di essere figli . Rimuoviamo la nascita e la morte, eliminiamo il nostro principio e il nostro fine. Per questo la nostra vita è violenta,triste e angosciata . Divisa dalla sua sorgente, si sente “gettata” nel nulla. Gesù veglia e prega, prostrato, ha la forza dello Spirito per gridare : “Padre Mio!” e fare la Sua Volontà. I discepoli, invece, dormono,seduti nella debolezza della loro carne, chiusi nel sonno della loro morte. Il Figlio vive il dramma che rende figli i non-.figli : il passaggio (battesimale) tra la mia volontà e quella del Padre.
VANGELO DEL GIORNO Dal Vangelo secondo Luca Lc 11,29-32
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
PAROLE DEL SANTO PADRE “Il segno di Giona, il vero, è quello che ci dà la fiducia di essere salvati per il sangue di Cristo. Quanti cristiani, quanti ce ne sono, pensano che saranno salvati soltanto per quello che loro fanno, per le loro opere. Le opere sono necessarie, ma sono una conseguenza, una risposta a quell’amore misericordioso che ci salva. Ma le opere sole, senza questo amore misericordioso non servono. Invece, la ‘sindrome di Giona’ ha fiducia soltanto nella sua giustizia personale, nelle sue opere”. (Santa Marta, 14 ottobre 2013)
LETTURA DEL GIORNO Dal libro del profeta Giona Gn 3,1-10
In quel tempo, fu rivolta a Giona la parola del Signore: «Àlzati, va' a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Nìnive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Nìnive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!». Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
FAUSTI – Gesù prova tristezza e angoscia. I discepoli ne son rimasti colpiti.
RispondiEliminaPur con gli occhi che ostinatamente si rinchiudono,non hanno potuto dimenticare.
“Negli anni della vita terrena” ,il Figlio, “offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Colui che poteva liberarlo dalla morte, e fu esaudito”, non perchè fu liberato, ma perché “prese bene” la morte, le forti grida e le lacrime, comuni a tutti i Suoi fratelli peccatori.
Per questo divenne il Figlio perfetto come il Padre :” per l'obbedienza “ alle “cose che patì”. E così “divenne causa di salvezza eterna per coloro che Lo ascoltano”, e fu proclamato “pontefice” , ponte tra ogni uomo perduto e il suo Dio. (Eb 5,7-10).
Egli è l'Intercessore, Colui che si mette in mezzo, tessendo in Sé il raccordo tra ogni lontananza e lacerazione. Gesù vive il Suo Essere del Padre, da Lui e per Lui, nella nostra condizione di peccato e di rifiuto.
Noi non abbiamo accettato né Dio come Padre né noi stessi come figli.
Abbiam voluto possedere in proprio la vita ; di conseguenza non accettiamo di essere figli . Rimuoviamo la nascita e la morte, eliminiamo il nostro principio e il nostro fine.
Per questo la nostra vita è violenta,triste e angosciata .
Divisa dalla sua sorgente, si sente “gettata” nel nulla.
Gesù veglia e prega, prostrato, ha la forza dello Spirito per gridare :
“Padre Mio!” e fare la Sua Volontà.
I discepoli, invece, dormono,seduti nella debolezza della loro carne, chiusi nel sonno della loro morte. Il Figlio vive il dramma che rende figli i non-.figli : il passaggio (battesimale) tra la mia volontà e quella del Padre.
VANGELO DEL GIORNO
RispondiEliminaDal Vangelo secondo Luca
Lc 11,29-32
In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione.
Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.
Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».
PAROLE DEL SANTO PADRE
“Il segno di Giona, il vero, è quello che ci dà la fiducia di essere salvati per il sangue di Cristo. Quanti cristiani, quanti ce ne sono, pensano che saranno salvati soltanto per quello che loro fanno, per le loro opere. Le opere sono necessarie, ma sono una conseguenza, una risposta a quell’amore misericordioso che ci salva. Ma le opere sole, senza questo amore misericordioso non servono. Invece, la ‘sindrome di Giona’ ha fiducia soltanto nella sua giustizia personale, nelle sue opere”. (Santa Marta, 14 ottobre 2013)
LETTURA DEL GIORNO
Dal libro del profeta Giona
Gn 3,1-10
In quel tempo, fu rivolta a Giona la parola del Signore: «Àlzati, va' a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Nìnive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere.
Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Nìnive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!».
Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.