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giovedì 21 marzo 2019

"¿...PARA QUE SALGAN A ARRESTARME?" Mt 26, 53-55


3 commenti:

  1. FAUSTI – La parola chiave del brano è :”. impadronirsi” Da Adamo in poi, è ciò che tutti facciamo : invece di aprire la mano per ricevere e dare, la chiudiamo per possedere.
    I mezzi per impadronirsi sono i denari, le spade, i bastoni e i cuori (raffigurati nel bacio).
    Sono le carte con cui giochiamo, e ci giochiamo la vita con cieca ostinazione.
    Dodici legioni di truppe celesti, aviotrasportate, sono certo più efficienti di quei dodici che ha con Sé! Gesù aveva appena pensato alla possibilità di non bere il calice. Già nelle tentazioni del deserto gli si era presentata questa prospettiva. E chi non vuol salvarsi dalla violenza?
    La violenza si spegne dove uno risponde con amore .Il male è una pro-vocazione, che chiama fuori quel che c'è dentro. Il Signore è solo e tutto Amore: risponde al male con il bene, offrendo a tutti la libertà del Suo Amore incondizionato. Con Gesù, che non accetta la provocazione, cade la forza del male , ma addosso a Lui, che lo porta senza farlo. Gesù catturato è carico della nostra cattiveria, preda della nostra violenza. Il sommo bene si è fatto prendere finalmente dalla potenza del male che, catturandolo, è finito! Questa è la sublime astuzia con cui Dio ci salva ; rispettando la nostra libertà, ma anche la propria!

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  2. VANGELO DEL GIORNO
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 21,33-43.45

    In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
    «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
    Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
    Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
    Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
    Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
    E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
    “La pietra che i costruttori hanno scartato
    è diventata la pietra d’angolo;
    questo è stato fatto dal Signore
    ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
    Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
    Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    Fratelli e sorelle, Dio non si vendica! Dio ama, non si vendica, ci aspetta per perdonarci, per abbracciarci. C’è un solo impedimento di fronte alla volontà tenace e tenera di Dio: la nostra arroganza e la nostra presunzione, che diventa talvolta anche violenza! L’urgenza di rispondere con frutti di bene alla chiamata del Signore, che ci chiama a diventare sua vigna, ci aiuta a capire che cosa c’è di nuovo e di originale nella fede cristiana. Essa non è tanto la somma di precetti e di norme morali, ma è prima di tutto una proposta di amore che Dio, attraverso Gesù, ha fatto e continua a fare all’umanità. È un invito a entrare in questa storia di amore, diventando una vigna vivace e aperta, ricca di frutti e di speranza per tutti. Una vigna chiusa può diventare selvatica e produrre uva selvatica. Siamo chiamati ad uscire dalla vigna per metterci a servizio dei fratelli che non sono con noi, per scuoterci a vicenda e incoraggiarci, per ricordarci di dover essere vigna del Signore in ogni ambiente, anche quelli più lontani e disagevoli. (Angelus, 8 ottobre 2017)

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  3. LETTURA DEL GIORNO
    Dal libro della Gènesi
    Gen 37,3-4.12-13.17-28

    Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica con maniche lunghe. I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non riuscivano a parlargli amichevolmente.
    I suoi fratelli erano andati a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. Israele disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro». Allora Giuseppe ripartì in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.
    Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono contro di lui per farlo morire. Si dissero l’un l’altro: «Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in una cisterna! Poi diremo: “Una bestia feroce l’ha divorato!”. Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!».
    Ma Ruben sentì e, volendo salvarlo dalle loro mani, disse: «Non togliamogli la vita». Poi disse loro: «Non spargete il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»: egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre.
    Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica con le maniche lunghe che egli indossava, lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz’acqua.
    Poi sedettero per prendere cibo. Quand’ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Gàlaad, con i cammelli carichi di rèsina, balsamo e làudano, che andavano a portare in Egitto. Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c’è a uccidere il nostro fratello e a coprire il suo sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto.
    Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d’argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto.

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