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martedì 19 febbraio 2019

"CINCO, DOS Y UN SOLO TALENTO" Mt 25,20-28



 


 

3 commenti:

  1. FAUSTI- La fedeltà nella cose quotidiane ci fa guadagnare la dimora eterna. I nostri piccoli gesti d'amore verso i fratelli ci fanno diventare figli. L'amore, con cui compiamo ogni azione, è l'olio, che ci fa brillare della stessa luce del Padre.
    Il servo buono è come l'Unico Buono. Infatti è come Lui, ha fatto dono di ciò che gli è stato donato.
    Questa è la grande ricompensa : la Sua gioia diventa la nostra!.
    Anche il servo che riceve due talenti, pur avendo ricevuto meno della metà del precedente , reduplica il suo dono, e riceve dal Signore la stessa ricompensa infinita.
    Il servo che aveva ricevuto un solo talento, se l'avesse investito nell'amore, avrebbe avuto la stessa ricompensa degli altri due.
    Costui ha una conoscenza falsa del Signore. Allo stesso modo di Adamo, non considera se stesso come dono, ma come debito. Ha rancore verso il creditore, gli deve la vita, e vorrebbe riscattarla, in modo che fosse propria. Quest'uomo sembra giusto, perchè restituisce ciò che gli è dato.
    In realtà pecca gravemente contro il Signore e contro di sé : rifiuta Lui come amore , e se stesso come dono. Il suo rapporto con Dio è quello di un contabile, non quello di un figlio.
    Il Signore ha seminato dovunque amore,che germina amore.
    Il seme che produce solo se stesso, non è seme!
    Si raccoglie sempre molto di più di quanto si semina, altrimenti è inutile seminare.
    Gli altri rispondono all'amore con altrettanto amore e ottengono la pienezza di gioia di Dio.
    Quello che seppellisce la propria vita sotto terra, rappresenta chi pensa di doverla restituire.
    Il capitale non è da restituire o conservare gelosamente,ma da investire in qualche modo.
    Anche se uno ha molti blocchi, può sempre fare qualcosa , per esempio dare ai banchieri – sono i poveri del paragrafo seguente, per ottenere almeno un interesse.
    Dio è interessato a questo, perchè è nostro interesse vitale. Il di più che gli diamo è infatti, la nostra identità di figli, sufficiente per sentirci dire, come agli altri :” Entra nella gioia del tuo Signore!”.

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  2. Antifona
    Signore, tendi l’orecchio, rispondimi.
    Tu, mio Dio, salva il tuo servo, che in te confida.
    Pietà di me, o Signore, a te grido tutto il giorno. (Sal 85,1-3)

    Colletta
    O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli,
    concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi
    e desiderare ciò che prometti,
    perché tra le vicende del mondo
    là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri.
    Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
    1Ts 4,9-11

    Fratelli, riguardo all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e questo lo fate verso tutti i fratelli dell’intera Macedònia.
    Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato.

    Parola di Dio.


    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 97 (98)
    R. Il Signore viene a giudicare i popoli con rettitudine.
    Cantate al Signore un canto nuovo,
    perché ha compiuto meraviglie.
    Gli ha dato vittoria la sua destra
    e il suo braccio santo. R.

    Risuoni il mare e quanto racchiude,
    il mondo e i suoi abitanti.
    I fiumi battano le mani,
    esultino insieme le montagne. R.

    Davanti al Signore che viene a giudicare la terra:
    giudicherà il mondo con giustizia
    e i popoli con rettitudine. R.


    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
    come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. (Gv 13,34)

    Alleluia.

    Vangelo
    Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 25,14-30

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
    «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
    Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
    Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
    Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
    Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
    Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
    Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

    Parola del Signore.

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  3. Parole del Santo Padre

    L’uomo della parabola rappresenta Gesù, i servitori siamo noi e i talenti sono il patrimonio che il Signore affida a noi. Qual è il patrimonio? La sua Parola, l’Eucaristia, la fede nel Padre celeste, il suo perdono… insomma, tante cose, i suoi beni più preziosi. Questo è il patrimonio che Lui ci affida. Non solo da custodire, ma da far crescere! Mentre nell’uso comune il termine “talento” indica una spiccata qualità individuale – ad esempio talento nella musica, nello sport, eccetera –, nella parabola i talenti rappresentano i beni del Signore, che Lui ci affida perché li facciamo fruttare. La buca scavata nel terreno dal «servo malvagio e pigro» (v. 26) indica la paura del rischio che blocca la creatività e la fecondità dell’amore. Perché la paura dei rischi dell’amore ci blocca. Gesù non ci chiede di conservare la sua grazia in cassaforte! Non ci chiede questo Gesù, ma vuole che la usiamo a vantaggio degli altri. Tutti i beni che noi abbiamo ricevuto sono per darli agli altri, e così crescono. È come se ci dicesse: “Eccoti la mia misericordia, la mia tenerezza, il mio perdono: prendili e fanne largo uso”. (Angelus, 16 novembre 2014)

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