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lunedì 4 giugno 2018

"SETENTA VECES SIETE" Mt 18, 21-22






4 commenti:

  1. Vangelo
    Se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello, il Padre non vi perdonerà.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 18,21-35

    In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
    Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa". Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
    Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!". Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con me e ti restituirò". Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
    Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?". Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
    Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

    Parola del Signore.

    PAROLE DEL SANTO PADRE

    La parabola di oggi ci aiuta a cogliere in pienezza il significato di quella frase che recitiamo nella preghiera del Padre nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12). Queste parole contengono una verità decisiva. Non possiamo pretendere per noi il perdono di Dio, se non concediamo a nostra volta il perdono al nostro prossimo. È una condizione: pensa alla fine, al perdono di Dio, e smettila di odiare; caccia via il rancore, quella mosca fastidiosa che torna e torna. Se non ci sforziamo di perdonare e di amare, nemmeno noi verremo perdonati e amati. ( 13 9 2020)

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  2. FAUSTI – La giustizia del Figlio, che introduce nel Regno del Padre,
    non è quella che ristabilisce parità, secondo la regola : Chi sbaglia , paga.
    E' una giustizia superiore, propria di chi ama, che è in debito verso tutti , all'avversario deve la riconciliazione, al piccolo l'accoglienza, allo smarrito la ricerca, al colpevole la correzione, al debitore il condono.
    E' la disparità della giustizia Divina, che è Misericordia, dono, perdono.
    Alla giustizia della legge che uccide, succede quella dello Spirito che dà vita.
    In quanto figlio son chiamato ad avere verso i fratelli gli stessi sentimenti. Le colpe altrui nei miei confronti mi permettono di perdonare come sono perdonato : mi fanno figlio perfetto come il Padre.
    Dove abbonda il peccato, sovrabbonda la grazia. Il male che faccio è l'occasione che, facendomi sentire perdonato di più, mi farà amare di più il Signore. Il male che subisco è, a sua volta, l'opportunità di perdonare e amare di più i fratelli, diventando sempre più simile al Signore.
    Il male mio diventa perdono di Dio, quello dell'altro perdono mio, che mi fa come Dio! Il perdono che ricevo e che accordo è il respiro stesso di Dio, lo Spirito Santo, che diventa mia vita.
    Il perdono è il cuore della vita cristiana, mi rende figlio del Padre e fratello dei miei simili, in comunione con Dio e con gli uomini. Il perdono non nega la realtà del male. Lo suppone , ma proprio in esso si celebra il trionfo dell'amore gratuito e incondizionato.
    Un amore che non perdona non è amore.
    Pietro , figura preminente nella Chiesa, è testimone verso i fratelli dell'amore incondizionato del suo Signore, che lui ha tradito.
    E' pastore, perchè pecora smarrita e ritrovata. Pietro appare qui perché usi bene del potere, dato a lui e a tutti, di sciogliere e di legare, impari e insegni a sciogliere e non a legare, come insegna la parabola.
    Essa è costruita sul contrappunto tra la magnanimità del Signore, che perdona il debito incalcolabile di un servo, e la spietatezza di questo che non perdona a un suo compagno un piccolo debito. Conclude la dichiarazione che chi non perdona non è perdonato.
    Il perdono che accordo scaturisce dal perdono che ho ricevuto.
    Il ricordo di questo non è solo principio di tolleranza, ma sorgente della capacità di perdonare. E' un'esortazione al perdono. Si può stare insieme non perché non si sbaglia o non ci si offende, ma perché si è perdonati e si perdona.
    Il male, invece di dividere e isolare uno dall'altro, unisce e rinsalda nel perdono reciproco.
    Proprio nella comunità esce il male ; e dove potrebbe uscire se non in essa, dal momento che tutta la legge
    si compendia nell'amore del fratello? Il perdono è la vittoria costante dell'amore.
    E' utile tener presente che si può perdonare all'altro solo se si sa perdonare a se stessi.
    E si perdona a se stessi solo se si accetta di essere perdonati da Dio.

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  3. Riporto sul perdono alcuni spunti del fondatore dell'Università del perdono, (G. Testa), Missionario della Consolata in Argentina, Nicaragua e Colombia, che dopo aver fatto esperienze di anni di detenzione , è approdato all'insegnamento e alla testimonianza in Italia e all'estero, e scrivendo testi come :”Il perdono è un bel guadagno” , strumento utile a tutti!
    “Citiamo qui ...una frase di Giovanni Paolo II , che dice “Il servizio che le religioni possono dare per la pace e contro il terrorismo consiste proprio nella pedagogia del perdono (Gior. Pace 2002) .
    Oggi, forse più che in altri tempi, lamentiamo l'alto indice di violenza che colpisce tutti i paesi, anche quelli che non soffrono direttamente per la guerra o per forme di guerriglia o narco-traffico. Ognuno cerca le cause in realtà diverse :la crisi economica, l'immigrazione, la mancanza di autorità e di giustizia, la corruzione, la mancanza di lavoro..
    Quelle che abbiamo citato le potremmo chiamare cause oggettive della violenza. Sono realtà che pesano fortemente sulla vita e la storia di ogni persona, ma che non dipendono da noi . Esse trovano infatti le loro radici nella politica, nell'economia, nei grandi gruppi mondiali di potere, dove si prendono decisioni... accanto ad esse ci sono forme soggettive che dipendono da noi, alle quali possiamo mettere mano.Tra queste vi è un aspetto che si trova in tutte le culture : fatichiamo a gestire le emozioni, ci lasciamo travolgere da esse...
    La violenza colpisce le tre dimensioni fondamentali della persona .sicurezza in se stessi...il significato della vita....la socializzazione...una persona senza sicurezza, senza sogni nella vita, senza relazioni, che persona è ?La risposta è immediata .una persona finita, senza futuro ; respira e si muove, ma è morta dentro. Il perdono cerca di dare vita, di aprire un futuro, più in là delle ferite ricevute nella vita..

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  4. S. PAOLO 2 Cor 5,18-21 - 18 Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. 19 È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. 20 Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21 Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.

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