Il Signore lo ha scelto come sommo sacerdote, gli ha aperto i suoi tesori e lo ha ricolmato di ogni benedizione.
Oppure:
Ecco il sommo sacerdote che nella sua vita piacque a Dio. Il Signore lo ha reso grande in mezzo al suo popolo. (Cf. Sir 50,1; 44,16.22)
Colletta
O Dio, che per difendere la fede cattolica e ristabilire ogni cosa in Cristo hai colmato di celeste sapienza e di apostolica fortezza il santo papa Pio X, fa’ che, seguendo il suo insegnamento e il suo esempio, giungiamo al premio eterno. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.
Dal libro del profeta Ezechièle Ez 34,1-11
Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura. Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 22 (23)
R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l'anima mia. R.
Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. R.
Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca. R.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni. R.
La parola di Dio è viva, efficace; discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. (Eb 4,12)
Alleluia.
Vangelo Sei invidioso perché io sono buono?
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Dio si comporta così: non guarda al tempo e ai risultati, ma alla disponibilità, guarda alla generosità con cui ci mettiamo al suo servizio. Il suo agire è più che giusto, nel senso che va oltre la giustizia e si manifesta nella Grazia. Tutto è Grazia. La nostra salvezza è Grazia. Donandoci la Grazia, Egli ci elargisce più di quanto noi meritiamo. E allora, chi ragiona con la logica umana, cioè quella dei meriti acquistati con la propria bravura, da primo si trova ultimo. “Ma, io ho lavorato tanto, ho fatto tanto nella Chiesa, ho aiutato tanto, e mi pagano lo stesso di questo che è arrivato per ultimo”. Ricordiamo chi è stato il primo santo canonizzato nella Chiesa: il Buon Ladrone. Ha “rubato” il Cielo all’ultimo momento della sua vita: questo è Grazia, così è Dio. Anche con tutti noi. Invece, chi cerca di pensare ai propri meriti, fallisce; chi si affida con umiltà alla misericordia del Padre, da ultimo – come il Buon Ladrone – si trova primo. (Angelus, 20 settembre 2020)
GESUITI - Questo brano ci presenta come Dio ci retribuisce. E il centro del brano è: tu sei invidioso, in greco c’è: il tuo occhio è cattivo, perché io sono buono, cioè la bontà di Dio è per noi motivo di cattiveria, perché non è giusto essere così. Non è giusto che a chi lavora un’ora gli dia il salario di un giorno. E noi ce l’abbiamo con Dio perché è buono con gli ultimi. E richiama il fratello maggiore che si adira col Padre, perché accoglie il minore; richiama Giona che si adira con Dio, che si incupisce e dice: meglio morire, se tu sei fatto così! Questi andavano distrutti! Mica perdonati! È il dramma del giusto. È quel dramma che ha vissuto Paolo, che era irreprensibile nell’osservanza della legge e ha capito che tutto questo che per lui era un guadagno, era una perdita, perché c’è qualcos’altro. Cioè: la retribuzione che Dio ci dà è se stesso, che è Amore e Grazia. E i giusti si arrabbiano che Dio dia se stesso per amore e per grazia: vorrebbero il salario del loro sudore. Ma qualunque salario del nostro sudore sarà un po’ di sudore, non sarà Dio. Dio non è oggetto di guadagno o di perdita. E i giusti si incattiviscono perché Dio è Grazia, Amore e Perdono. Quindi questi giusti fanno l’unico peccato vero contro Dio. È l’uomo religioso che non accetta che Dio sia misericordia. ..La vigna, tra l’altro, è simbolo di Israele, del popolo di Dio, perché la vigna è la parte migliore della terra che produce il frutto e il frutto del popolo di Dio che cos’è? È esattamente l’amore fraterno, è dove realizzi l’amore del Padre. Questo è il frutto: l’amore di Dio e del prossimo. E c’è gente che è chiamata fin dall’alba a fare questo frutto. Chi è stato chiamato all’alba? Israele, il credente, la chiesa, i buoni, i giusti, quelli che fin da giovani, da sempre si sono dedicati con zelo alle cose buone, a fare il bene... E ogni età è viva perché si fa questo. Altri Padri hanno visto in queste chiamate anche le varie epoche della storia: la prima chiamata da Adamo a Noè, la seconda da Noè ad Abramo, la terza da Abramo a Mosè, poi la quarta da Mosè a Gesù; poi la quinta, che è l’ultima ora, da Gesù che se n’è andato e arriverà alla sera alla fine del mondo, è il suo ritorno, e ci darà la ricompensa. Viviamo ormai in questa ultima ora, che è l’ora ultima della storia in cui siamo ormai vicini a raccogliere il frutto. ..Che vuol dire, la vendemmia è il momento della gioia, della pienezza, del frutto. Questo è il momento della gioia, della pienezza e del frutto per tutti.
--->Riferendoci al brano precedente, la vita che Lui ci promette è la vita eterna, ci promette la pienezza di vita, non solo il salario di un giorno. In concreto, poi, Dio che promette, ha un segreto da rivelare: Lui promette, ma perché promette? Quando tu prometti, ti com-prometti. Sei compromesso tu, sei tu che fai la promessa. E nella promessa che Dio ha fatto all’uomo, in realtà Dio cosa dà come salario, come vita? Ci dà la sua vita. Ci dà se stesso. Per cui il salario degno dell’uomo è Dio stesso. Di fatti il comandamento è: Shema Israel, ascolta Israele, amerai il Signore Dio tuo. È Lui il nostro salario, il salario degno dell’uomo. ... Sotto c’è un significato profondo: il Signore non può dare a nessuno meno di un danaro perché serve per vivere. E cosa serve per vivere all’uomo? Serve l’amore del Padre, serve essere figlio, serve Dio stesso che è amore, che è sua vita. Dio non può dare di meno di se stesso. Dà tutto. Anche a chi arriva all’ultima ora. Anzi chi arriva all’ultima ora lo chiama per primo perché dice: hai penato tanto; gli altri almeno dal mattino erano sicuri di avere già tutto fino a sera; tu che hai vissuto nell’ansia le undici ore della tua esistenza, arrivato alla dodicesima ora vieni che almeno hai súbito un respiro di sollievo! .. È l’essere con Lui la retribuzione. E per l’altro è l’essere arrivato dopo e lo ringrazia, perché è un dono! Chi arriva ultimo lo capisce meglio... È questo il prodigio di Dio che fa anche del nostro male, del nostro peccato un luogo di maggiore amore, dove sperimenti la grazia, nel senso che è la bellezza, la bontà, la gratuità, l’essenza di Dio, lo sperimenti lì. Come vedete questa parabola è davvero il Vangelo in nuce: viviamo di questa grazia. È questo il dono che Dio vuole fare a ogni uomo. Perché Dio è grazia, è dono, è perdono... Questi pretendono. Che cosa? Pretendono più grazia, come se la grazia fosse oggetto di merito. E che grazia maggiore può avere Dio di quella di dare tutto se stesso? Gratuitamente! ... ...Che gli ultimi siano i primi è chiaro, perché capiscono che è pura grazia, non se l’aspettavano. Sono i primi a capire che è grazia. E i primi saranno gli ultimi. Quando saranno ultimi, anche loro potranno capire che è grazia. Prima no.
RispondiEliminaAntifona
Il Signore lo ha scelto come sommo sacerdote,
gli ha aperto i suoi tesori
e lo ha ricolmato di ogni benedizione.
Oppure:
Ecco il sommo sacerdote che nella sua vita piacque a Dio.
Il Signore lo ha reso grande
in mezzo al suo popolo. (Cf. Sir 50,1; 44,16.22)
Colletta
O Dio, che per difendere la fede cattolica
e ristabilire ogni cosa in Cristo
hai colmato di celeste sapienza
e di apostolica fortezza il santo papa Pio X,
fa’ che, seguendo il suo insegnamento e il suo esempio,
giungiamo al premio eterno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto.
Dal libro del profeta Ezechièle
Ez 34,1-11
Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura.
Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 22 (23)
R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia. R.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. R.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
EliminaLa parola di Dio è viva, efficace;
discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. (Eb 4,12)
Alleluia.
Vangelo
Sei invidioso perché io sono buono?
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,1-16
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Parola del Signore.
RispondiEliminaParole del Santo Padre
Dio si comporta così: non guarda al tempo e ai risultati, ma alla disponibilità, guarda alla generosità con cui ci mettiamo al suo servizio. Il suo agire è più che giusto, nel senso che va oltre la giustizia e si manifesta nella Grazia. Tutto è Grazia. La nostra salvezza è Grazia. Donandoci la Grazia, Egli ci elargisce più di quanto noi meritiamo. E allora, chi ragiona con la logica umana, cioè quella dei meriti acquistati con la propria bravura, da primo si trova ultimo. “Ma, io ho lavorato tanto, ho fatto tanto nella Chiesa, ho aiutato tanto, e mi pagano lo stesso di questo che è arrivato per ultimo”. Ricordiamo chi è stato il primo santo canonizzato nella Chiesa: il Buon Ladrone. Ha “rubato” il Cielo all’ultimo momento della sua vita: questo è Grazia, così è Dio. Anche con tutti noi. Invece, chi cerca di pensare ai propri meriti, fallisce; chi si affida con umiltà alla misericordia del Padre, da ultimo – come il Buon Ladrone – si trova primo. (Angelus, 20 settembre 2020)
GESUITI - Questo brano ci presenta come Dio ci retribuisce. E il centro del brano è: tu sei invidioso, in greco c’è: il tuo occhio è cattivo, perché io sono buono, cioè la bontà di Dio è per noi motivo di cattiveria, perché non è giusto essere così. Non è giusto che a chi lavora un’ora gli dia il salario di un giorno. E noi ce l’abbiamo con Dio perché è buono con gli ultimi. E richiama il fratello maggiore che si adira col Padre, perché accoglie il minore; richiama Giona che si adira con Dio, che si incupisce e dice: meglio morire, se tu sei fatto così! Questi andavano distrutti! Mica perdonati!
RispondiEliminaÈ il dramma del giusto. È quel dramma che ha vissuto Paolo, che era irreprensibile nell’osservanza della legge e ha capito che tutto questo che per lui era un guadagno, era una perdita, perché c’è qualcos’altro.
Cioè: la retribuzione che Dio ci dà è se stesso, che è Amore e Grazia.
E i giusti si arrabbiano che Dio dia se stesso per amore e per grazia: vorrebbero il salario del loro sudore. Ma qualunque salario del nostro sudore sarà un po’ di sudore, non sarà Dio. Dio non è oggetto di guadagno o di perdita. E i giusti si incattiviscono perché Dio è Grazia, Amore e Perdono. Quindi questi giusti fanno l’unico peccato vero contro Dio. È l’uomo religioso che non accetta che Dio sia misericordia. ..La vigna, tra l’altro, è simbolo di Israele, del popolo di Dio, perché la vigna è la parte migliore della terra che produce il frutto e il frutto del popolo di Dio che cos’è? È esattamente l’amore fraterno, è dove realizzi l’amore del Padre. Questo è il frutto: l’amore di Dio e del prossimo. E c’è gente che è chiamata fin dall’alba a fare questo frutto. Chi è stato chiamato all’alba? Israele, il credente, la chiesa, i buoni, i giusti, quelli che fin da giovani, da sempre si sono dedicati con zelo alle cose buone, a fare il bene... E ogni età è viva perché si fa questo. Altri Padri hanno visto in queste chiamate anche le varie epoche della storia: la prima chiamata da Adamo a Noè, la seconda da Noè ad Abramo, la terza da Abramo a Mosè, poi la quarta da Mosè a Gesù; poi la quinta, che è l’ultima ora, da Gesù che se n’è andato e arriverà alla sera alla fine del mondo, è il suo ritorno, e ci darà la ricompensa.
Viviamo ormai in questa ultima ora, che è l’ora ultima della storia in cui siamo ormai vicini a raccogliere il frutto.
..Che vuol dire, la vendemmia è il momento della gioia, della pienezza, del frutto. Questo è il momento della gioia, della pienezza e del frutto per tutti.
--->Riferendoci al brano precedente, la vita che Lui ci promette è la vita eterna, ci promette la pienezza di vita, non solo il salario di un giorno.
EliminaIn concreto, poi, Dio che promette, ha un segreto da rivelare: Lui promette, ma perché promette? Quando tu prometti, ti com-prometti. Sei compromesso tu, sei tu che fai la promessa. E nella promessa che Dio ha fatto all’uomo, in realtà Dio cosa dà come salario, come vita? Ci dà la sua vita. Ci dà se stesso. Per cui il salario degno dell’uomo è Dio stesso. Di fatti il comandamento è: Shema Israel, ascolta Israele, amerai il Signore Dio tuo. È Lui il nostro salario, il salario degno dell’uomo. ...
Sotto c’è un significato profondo: il Signore non può dare a nessuno meno di un danaro perché serve per vivere. E cosa serve per vivere all’uomo? Serve l’amore del Padre, serve essere figlio, serve Dio stesso che è amore, che è sua vita. Dio non può dare di meno di se stesso. Dà tutto. Anche a chi arriva all’ultima ora. Anzi chi arriva all’ultima ora lo chiama per primo perché dice: hai penato tanto; gli altri almeno dal mattino erano sicuri di avere già tutto fino a sera; tu che hai vissuto nell’ansia le undici ore della tua esistenza, arrivato alla dodicesima ora vieni che almeno hai súbito un respiro di sollievo!
.. È l’essere con Lui la retribuzione.
E per l’altro è l’essere arrivato dopo e lo ringrazia, perché è un dono! Chi arriva ultimo lo capisce meglio... È questo il prodigio di Dio che fa anche del nostro male, del nostro peccato un luogo di maggiore amore, dove sperimenti la grazia, nel senso che è la bellezza, la bontà, la gratuità, l’essenza di Dio, lo sperimenti lì.
Come vedete questa parabola è davvero il Vangelo in nuce: viviamo di questa grazia. È questo il dono che Dio vuole fare a ogni uomo. Perché Dio è grazia, è dono, è perdono...
Questi pretendono. Che cosa? Pretendono più grazia, come se la grazia fosse oggetto di merito. E che grazia maggiore può avere Dio di quella di dare tutto se stesso? Gratuitamente! ...
...Che gli ultimi siano i primi è chiaro, perché capiscono che è pura grazia, non se l’aspettavano. Sono i primi a capire che è grazia. E i primi saranno gli ultimi. Quando saranno ultimi, anche loro potranno capire che è grazia. Prima no.