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mercoledì 6 giugno 2018

"EL REINO DE LOS CIELOS" Mt 19, 13 - 16


4 commenti:

  1. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Chiediamo al Signore che tutti i genitori e gli educatori del mondo, come anche l’intera società, si facciano strumenti di quell’accoglienza e di quell’amore con cui Gesù abbraccia i più piccoli. Egli guarda nei loro cuori con la tenerezza e la sollecitudine di un padre e al tempo stesso di una madre. Penso a tanti bambini affamati, abbandonati, sfruttati, costretti alla guerra, rifiutati. E’ doloroso vedere le immagini di bambini infelici, con lo sguardo smarrito, che scappano da povertà e conflitti, bussano alle nostre porte e ai nostri cuori implorando aiuto. Il Signore ci aiuti a non essere società-fortezza, ma società-famiglia, capaci di accogliere, con regole adeguate, ma accogliere, accogliere sempre, con amore! (Angelus, 4 ottobre 2015)

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  2. Antifona

    Volgi lo sguardo, Signore, alla tua alleanza,
    non dimenticare per sempre la vita dei tuoi poveri.
    Alzati, o Dio, difendi la mia causa,
    non dimenticare la supplica di chi ti invoca. (Cf. Sal 73,20.19.22)

    Colletta

    Dio onnipotente ed eterno,
    guidati dallo Spirito Santo,
    osiamo invocarti con il nome di Padre:
    fa’ crescere nei nostri cuori lo spirito di figli adottivi,
    perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.
    Prima Lettura
    Io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta.

    Dal libro del profeta Ezechièle
    Ez 18,1-10.13b.30-32

    Mi fu rivolta questa parola del Signore:
    «Perché andate ripetendo questo proverbio sulla terra d’Israele:
    “I padri hanno mangiato uva acerba
    e i denti dei figli si sono allegati”?
    Com’è vero che io vivo, oracolo del Signore Dio, voi non ripeterete più questo proverbio in Israele. Ecco, tutte le vite sono mie: la vita del padre e quella del figlio è mia; chi pecca morirà.
    Se uno è giusto e osserva il diritto e la giustizia, se non mangia sui monti e non alza gli occhi agli idoli della casa d’Israele, se non disonora la moglie del suo prossimo e non si accosta a una donna durante il suo stato d’impurità, se non opprime alcuno, restituisce il pegno al debitore, non commette rapina, divide il pane con l’affamato e copre di vesti chi è nudo, se non presta a usura e non esige interesse, desiste dall’iniquità e pronuncia retto giudizio fra un uomo e un altro, se segue le mie leggi e osserva le mie norme agendo con fedeltà, egli è giusto ed egli vivrà, oracolo del Signore Dio.
    Ma se uno ha generato un figlio violento e sanguinario che commette azioni inique, questo figlio non vivrà; poiché ha commesso azioni abominevoli, costui morirà e dovrà a se stesso la propria morte.
    Perciò io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta, o casa d’Israele. Oracolo del Signore Dio.
    Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l’iniquità non sarà più causa della vostra rovina. Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o casa d’Israele? Io non godo della morte di chi muore. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e vivrete».

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale

    Dal Sal 50 (51)

    R. Crea in me, o Dio, un cuore puro.

    Crea in me, o Dio, un cuore puro,
    rinnova in me uno spirito saldo.
    Non scacciarmi dalla tua presenza
    e non privarmi del tuo santo spirito. R.

    Rendimi la gioia della tua salvezza,
    sostienimi con uno spirito generoso.
    Insegnerò ai ribelli le tue vie
    e i peccatori a te ritorneranno. R.

    Tu non gradisci il sacrificio;
    se offro olocausti, tu non li accetti.
    Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
    un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi. R.


    Acclamazione al Vangelo

    Alleluia, alleluia.

    Ti rendo lode, Padre,
    Signore del cielo e della terra,
    perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno. (Cf. Mt 11,25)

    Alleluia.

    Vangelo
    Non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli.

    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 19,13-15

    In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono.
    Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli».
    E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.

    Parola del Signore.

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  3. GESUITI - Alla lettera la traduzione è: Lasciate e non impedite che i bambini vengano a me. Ricordate il capitolo 11 al versetto 25, dove Matteo ci presenta Gesù che dice: Ti benedico o Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate agli infanti, a quelli che non parlano. E cosa hai rivelato agli infanti? Hai rivelato l’amore tra il Padre e Figlio, cioè il piccolo vive
    dell’amore del Padre e della madre, in cui si rivela direttamente Dio stesso, che è padre e madre. Il piccolo è di un altro, come noi siamo di un altro siamo di Dio, siamo figli. Il piccolo è figlio. E il nostro essere profondo è essere figli, non padri eterni, e chi non accetta di essere figlio non sarà mai adulto, sarà sempre in perfetto litigio con sé stesso, cercando di essere sempre più grande di sé e degli altri, o farà le scarpe oltre che agli altri anche a sé stesso; perpetuamente infelice perché non accetta la sua identità di figlio. Il figlio che tutto riceve, tutto quello che ho, tutto ciò che sono è dono, non è oggetto di rapina e di conquista. È questo che mi permette di volermi bene e di vivere con amore e con grazia, non come debito da pagare, con la colpa di essere nato, perché non ho ancora pagato la vita. Quindi vedete quant’è importante, allora, il bambino diventa il modello dell’adulto. Difatti al capitolo 18 versetto 3 si dice: Se non vi convertite e non diventate come bambini, non entrate nel regno dei cieli. Cioè la conversione il cambiamento radicale è quello del diventare bambino, cioè del prendere coscienza del proprio essere figlio. E il figlio di cosa vive? Vive di fiducia, di abbandono, di amore che riceve, è la nostra sostanza, è la sostanza della fede, è l’abbandono la fiducia dell’amore che ricevi dal padre e dalla madre assoluta; il bambino ha una fiducia assoluta. Non è mai condizionata se è condizionata va in depressione non può. Non si sente accettato, non può esistere, ciò che non è accettato non può esistere, è in conflitto. Il nostro diventare adulto nel senso della fede, è proprio accettare la nostra condizione di figli, di essere dono, di essere oggetto di amore: Li hai amati come ami me, dice Gesù al Padre dei discepoli. E Gesù com’è amato? È amato dal Padre di amore unico, totale, indefettibile; così ciascuno di noi è amato dal Padre. E i bambini questo lo capiscono, vivono di questo. L’adulto è quello che accetta questo bambino che è in lui, la sua verità.
    E questo è il fondamento poi di ogni relazione. Solo se ho questa relazione con me, posso avere una corretta relazione con l’altro se no, se litigo con me è chiaro che litigo anche con l’altro. Solo se ho questo atteggiamento profondo di fiducia, ho un rapporto corretto con le cose, non ho bisogno di possedere, di divorare per sentirmi qualcuno, le uso come figlio, come fratello, con piena libertà non sono schiavo. Quindi questo brano ci riporta allo zoccolo duro della nostra identità profonda umana.

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    Risposte
    1. --->Siamo in quanto figli, in quanto amati, in quanto accolti, in quanto accettati, in quanto possiamo abbandonarci e fidarci di questo amore. La fede è proprio, in ebraico, ciò su cui ti appoggi, è la roccia stabile. Abbiamo qualcosa su cui fondare, se no, sprofondiamo nel nulla. Il bambino ci richiama questa condizione e anche tutto il cammino della vita spirituale, attraverso tutto l’impegno se volete di ascesi di purificazione, è per giungere all’abbandono totale in Dio, che non è il pietismo, è la fede.
      La principale azione dell’uomo è lasciare agire Dio, anzi è il ricevere l’azione di Dio.
      Il bambino riceve tutto, il ricevere è l’azione fondamentale del figlio, tutto ho ricevuto, il mio io stesso. Ricevo, però come dono di amore, ed è perché ricevo come dono di amore che posso dare perché ce l’ho, per amore e do per amore e allora, divento uguale al Padre. Quindi il nostro accettare di essere figli è il nostro diventare adulti, capaci di diventare a nostra volta padri. E chi non accetta di essere figlio rimane figlio, ma come i figli che non si sentiranno amati. Cioè diventa adulto incattivendosi, provocando costantemente come i bambini dispettosi, perché non sanno fino a che punto arriva la tolleranza dei genitori. Questa è la conversione radicale che Gesù domanda al discepolo. l regno è loro: di questi è il regno, perché il regno è del Figlio. E lasciate che vengano: Venite a me voi che siete stanchi e affaticati, dalla legge, dai doveri, dagli impegni.
      C’è una nuova legge, è la legge di libertà del Figlio, è la legge dell’amore. Questi bambini la presentano a Dio e diventano il modello dei discepoli, quindi non solo vanno battezzati, molto di più.
      E nella Chiesa antica il battesimo dei piccoli ha sempre rappresentato l’aspetto fondamentale del battesimo che è la grazia. L’essere figlio non è un atto di merito, è un dono. Poi, se uno vive coscientemente l’essere figlio allora, risponderà, diventerà un amore responsabile perché ha avuto il dono di essere figlio. Quindi il battesimo dell’adulto che sottolinea la responsabilità, va bene anche quello, ma non perché escluda quello del piccolo, perché riconosci di essere piccolo anche da adulto.
      Si parla spesso di palingenesi, di nuova nascita anche di illuminazione. La nuova nascita, l’illuminazione è scoprire che siamo figli.
      È entrare nella nostra verità che è lo stesso rapporto che c’è tra il Padre e Gesù, cioè lo spirito l’amore del Padre verso il Figlio.
      È il potere di dire: Abbà, quella parola che ci fa esistere come oggetto d’amore infinito da parte di Dio, è quello che diciamo nel Padre nostro.

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