«Io cercherò le mie pecore», dice il Signore, «e susciterò un pastore che le pascerà: io, il Signore, sarò il loro Dio». (Cf. Ez 34,11.23-24) Ecco il servo fedele e prudente, che il Signore ha messo a capo della sua famiglia, per nutrirla al tempo opportuno. (Cf. Lc 12,42)
Colletta O Dio, che fai sorgere nella tua Chiesa forme sempre nuove di santità, fa’ che imitiamo l’ardore apostolico del santo vescovo Alfonso Maria [de’ Liguori], per ricevere la sua stessa ricompensa nei cieli. Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura Ananìa, il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna. Dal libro del profeta Geremìa Ger 28,1-17
In quell’anno, all’inizio del regno di Sedecìa, re di Giuda, nell’anno quarto, nel quinto mese, Ananìa, figlio di Azzur, il profeta di Gàbaon, mi riferì nel tempio del Signore sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo: «Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Io romperò il giogo del re di Babilonia! Entro due anni farò ritornare in questo luogo tutti gli arredi del tempio del Signore che Nabucodònosor, re di Babilonia, prese da questo luogo e portò in Babilonia. Farò ritornare in questo luogo – oracolo del Signore – Ieconìa, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, con tutti i deportati di Giuda che andarono a Babilonia, poiché romperò il giogo del re di Babilonia». Il profeta Geremìa rispose al profeta Ananìa, sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo, che stavano nel tempio del Signore. Il profeta Geremìa disse: «Così sia! Così faccia il Signore! Voglia il Signore realizzare le cose che hai profetizzato, facendo ritornare gli arredi nel tempio e da Babilonia tutti i deportati. Tuttavia ascolta ora la parola che sto per dire a te e a tutto il popolo. I profeti che furono prima di me e di te dai tempi antichissimi profetizzarono guerra, fame e peste contro molti paesi e regni potenti. Il profeta invece che profetizza la pace sarà riconosciuto come profeta mandato veramente dal Signore soltanto quando la sua parola si realizzerà». Allora il profeta Ananìa strappò il giogo dal collo del profeta Geremìa, lo ruppe e disse a tutto il popolo: «Così dice il Signore: A questo modo io romperò il giogo di Nabucodònosor, re di Babilonia, entro due anni, sul collo di tutte le nazioni». Il profeta Geremìa se ne andò per la sua strada. Dopo che il profeta Ananìa ebbe rotto il giogo che il profeta Geremìa portava sul collo, fu rivolta a Geremìa questa parola del Signore: «Va’ e riferisci ad Ananìa: Così dice il Signore: Tu hai rotto un giogo di legno, ma io, al suo posto, ne farò uno di ferro. Infatti, dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Pongo un giogo di ferro sul collo di tutte queste nazioni perché siano soggette a Nabucodònosor, re di Babilonia, e lo servano; persino le bestie selvatiche gli consegno». Allora il profeta Geremìa disse al profeta Ananìa: «Ascolta, Ananìa! Il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna; perciò dice il Signore: Ecco, ti faccio sparire dalla faccia della terra; quest’anno tu morirai, perché hai predicato la ribellione al Signore». In quello stesso anno, nel settimo mese, il profeta Ananìa morì.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 118 (119) R. Insegnami, Signore, i tuoi decreti. Tieni lontana da me la via della menzogna, donami la grazia della tua legge. Non togliere dalla mia bocca la parola vera, perché spero nei tuoi giudizi. R.
Si volgano a me quelli che ti temono e che conoscono i tuoi insegnamenti. Sia integro il mio cuore nei tuoi decreti, perché non debba vergognarmi. R.
I malvagi sperano di rovinarmi; io presto attenzione ai tuoi insegnamenti. Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu a istruirmi. R.
Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (Mt 4,4b)
Alleluia.
Vangelo Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Dal Vangelo secondo Matteo Mt 14,13,21
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati. Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini. Parola del Signore.
PAROLE DEL SANTO PADRE Ci ama tanto Gesù, e vuole essere vicino a noi. Gesù si prende cura di quanti lo seguono. Il Signore va incontro alle necessità degli uomini, ma vuole rendere ognuno di noi concretamente partecipe della sua compassione. Ora soffermiamoci sul gesto di benedizione di Gesù: Egli «prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede». Come si vede, sono gli stessi segni che Gesù ha compiuto nell’Ultima Cena; e sono anche gli stessi che ogni sacerdote compie quando celebra la Santa Eucaristia. La comunità cristiana nasce e rinasce continuamente da questa comunione eucaristica. Vivere la comunione con Cristo è perciò tutt’altro che rimanere passivi ed estraniarsi dalla vita quotidiana, al contrario, sempre più ci inserisce nella relazione con gli uomini e le donne del nostro tempo, per offrire loro il segno concreto della misericordia e dell’attenzione di Cristo. Gesù vuole raggiungere tutti, per portare a tutti l’amore di Dio. (Udienza generale, 17 agosto 2016)
FAUSTI “Date loro voi stessi da mangiare” è l'imperativo del Signore ai Suoi discepoli. Lui stesso è il Corpo dato per noi, cibo che riceviamo e offriamo a tutti. La sera è la fine del giorno, tempo disponibile all'uomo. Inizia la notte, e le tenebre si mangiano la creazione scaturita dalla luce. Rimanda alla sera in cui Gesù ci diede il Suo pane, per consegnare poi il Suo Corpo al cuore della terra. Il Suo ultimo giorno sarà tutto oscurità dall'inizio alla fine , anche il sole meridiano si offuscherà nel suo splendore. Sarà la notte in cui Lui, luce del mondo, entrerà in tutte le nostre notti per illuminarle. Ora, come anticipo, la notte del deserto profumerà di fragranza del pane. I discepoli notano il deserto intorno e la notte che incombe. La loro proposta è uscire dal deserto, tornare al villaggio da cui erano partiti e comperare qualcosa. Ma il Suo pane è proprio nel deserto e nella notte, e non è da comperare. Per Gesù la soluzione non è da cercare fuori, in un ritorno a ciò da cui si è usciti, ma è a portata di mano, qui e ora, ed è gratis! Bisogna solo affrontare la situazione in modo diverso. Il pane che sazia, nel deserto e nella notte, non è quello che si compera, ma viene dato agli amici nel sonno. Nel sonno Suo e nostro. “Non abbiamo qui se non cinque pani e due pesci” E' quanto basta a malapena per loro e per il momento. La comunità ritiene sempre poco quello che c'è. Non si accorge che cinque più due fa sette, numero perfetto, divino. E' sazietà piena per tutti se è vissuto come dono,è fame se trattenuto per sé. La nostra insufficienza va portata a Gesù, riposta nelle Sue mani. Ciò che ho e sono, poco o tanto che sia, è sempre sovrabbondante se ricevuto, spezzato e dato da mani di figlio. Le folle si sdraiano sull'erba: è l'inizio della festa, il deserto si rallegra e la terra rida esulta e fiorisce : il Signore viene a salvarci. Non è più la fuga dalla schiavitù , ma l'ingresso nella libertà. Gesù presi i cinque pani, alzati gli occhi al cielo, li benedisse , li spezzò e li diede ai discepoli e questi alle folle. Gesù è il Figlio , riceve dal Padre tutto ciò che ha ed è, prende in dono e per donare. La mano chiusa per possedere e divorare , prende per la morte; la mano aperta riceve in dono per donare, ne fa comunione di vita col Padre e i fratelli. Prendere benedicendo è nascere, venire alla luce come figli, vedendo sé e tutto ciò che c'è come segno dell'amore del Padre. Il Figlio ama con lo stesso amore con cui è amato ; tutto sa dare come tutto riceve. La forza per dare gli viene dal Suo levare gli occhi al cielo, dal Suo essere tutto verso il Padre come il Padre è tutto verso di Lui Il dono fa circolare di mano in mano il pane, riprende il flusso della vita, che la rapina aveva interrotto. Questa è la Mensa che prepara il Signore, il mio Pastore, dove i poveri mangiano e sono sazi. Solo questo pane condiviso è benedizione e sazietà... ne avanzano dodici ceste, una per ogni tribù, una per ogni mese. Ne rimane per tutti e per sempre! E' quanto sperimenta la Chiesa, allora e ancora adesso.
«Io cercherò le mie pecore», dice il Signore,
RispondiElimina«e susciterò un pastore che le pascerà:
io, il Signore, sarò il loro Dio». (Cf. Ez 34,11.23-24)
Ecco il servo fedele e prudente,
che il Signore ha messo a capo della sua famiglia,
per nutrirla al tempo opportuno. (Cf. Lc 12,42)
Colletta
O Dio, che fai sorgere nella tua Chiesa
forme sempre nuove di santità,
fa’ che imitiamo l’ardore apostolico
del santo vescovo Alfonso Maria [de’ Liguori],
per ricevere la sua stessa ricompensa nei cieli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Prima Lettura
Ananìa, il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna.
Dal libro del profeta Geremìa
Ger 28,1-17
In quell’anno, all’inizio del regno di Sedecìa, re di Giuda, nell’anno quarto, nel quinto mese, Ananìa, figlio di Azzur, il profeta di Gàbaon, mi riferì nel tempio del Signore sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo: «Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Io romperò il giogo del re di Babilonia! Entro due anni farò ritornare in questo luogo tutti gli arredi del tempio del Signore che Nabucodònosor, re di Babilonia, prese da questo luogo e portò in Babilonia. Farò ritornare in questo luogo – oracolo del Signore – Ieconìa, figlio di Ioiakìm, re di Giuda, con tutti i deportati di Giuda che andarono a Babilonia, poiché romperò il giogo del re di Babilonia».
Il profeta Geremìa rispose al profeta Ananìa, sotto gli occhi dei sacerdoti e di tutto il popolo, che stavano nel tempio del Signore. Il profeta Geremìa disse: «Così sia! Così faccia il Signore! Voglia il Signore realizzare le cose che hai profetizzato, facendo ritornare gli arredi nel tempio e da Babilonia tutti i deportati. Tuttavia ascolta ora la parola che sto per dire a te e a tutto il popolo. I profeti che furono prima di me e di te dai tempi antichissimi profetizzarono guerra, fame e peste contro molti paesi e regni potenti. Il profeta invece che profetizza la pace sarà riconosciuto come profeta mandato veramente dal Signore soltanto quando la sua parola si realizzerà».
Allora il profeta Ananìa strappò il giogo dal collo del profeta Geremìa, lo ruppe e disse a tutto il popolo: «Così dice il Signore: A questo modo io romperò il giogo di Nabucodònosor, re di Babilonia, entro due anni, sul collo di tutte le nazioni». Il profeta Geremìa se ne andò per la sua strada.
Dopo che il profeta Ananìa ebbe rotto il giogo che il profeta Geremìa portava sul collo, fu rivolta a Geremìa questa parola del Signore: «Va’ e riferisci ad Ananìa: Così dice il Signore: Tu hai rotto un giogo di legno, ma io, al suo posto, ne farò uno di ferro. Infatti, dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele: Pongo un giogo di ferro sul collo di tutte queste nazioni perché siano soggette a Nabucodònosor, re di Babilonia, e lo servano; persino le bestie selvatiche gli consegno».
Allora il profeta Geremìa disse al profeta Ananìa: «Ascolta, Ananìa! Il Signore non ti ha mandato e tu induci questo popolo a confidare nella menzogna; perciò dice il Signore: Ecco, ti faccio sparire dalla faccia della terra; quest’anno tu morirai, perché hai predicato la ribellione al Signore». In quello stesso anno, nel settimo mese, il profeta Ananìa morì.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 118 (119)
R. Insegnami, Signore, i tuoi decreti.
Tieni lontana da me la via della menzogna,
donami la grazia della tua legge.
Non togliere dalla mia bocca la parola vera,
perché spero nei tuoi giudizi. R.
Si volgano a me quelli che ti temono
e che conoscono i tuoi insegnamenti.
Sia integro il mio cuore nei tuoi decreti,
perché non debba vergognarmi. R.
I malvagi sperano di rovinarmi;
io presto attenzione ai tuoi insegnamenti.
Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu a istruirmi. R.
Acclamazione al Vangelo
RispondiEliminaAlleluia, alleluia.
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. (Mt 4,4b)
Alleluia.
Vangelo
Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 14,13,21
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Parola del Signore.
PAROLE DEL SANTO PADRE
Ci ama tanto Gesù, e vuole essere vicino a noi. Gesù si prende cura di quanti lo seguono. Il Signore va incontro alle necessità degli uomini, ma vuole rendere ognuno di noi concretamente partecipe della sua compassione. Ora soffermiamoci sul gesto di benedizione di Gesù: Egli «prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede». Come si vede, sono gli stessi segni che Gesù ha compiuto nell’Ultima Cena; e sono anche gli stessi che ogni sacerdote compie quando celebra la Santa Eucaristia. La comunità cristiana nasce e rinasce continuamente da questa comunione eucaristica. Vivere la comunione con Cristo è perciò tutt’altro che rimanere passivi ed estraniarsi dalla vita quotidiana, al contrario, sempre più ci inserisce nella relazione con gli uomini e le donne del nostro tempo, per offrire loro il segno concreto della misericordia e dell’attenzione di Cristo. Gesù vuole raggiungere tutti, per portare a tutti l’amore di Dio. (Udienza generale, 17 agosto 2016)
FAUSTI “Date loro voi stessi da mangiare” è l'imperativo del Signore ai Suoi discepoli.
RispondiEliminaLui stesso è il Corpo dato per noi, cibo che riceviamo e offriamo a tutti.
La sera è la fine del giorno, tempo disponibile all'uomo.
Inizia la notte, e le tenebre si mangiano la creazione scaturita dalla luce.
Rimanda alla sera in cui Gesù ci diede il Suo pane, per consegnare poi il Suo Corpo al cuore della terra. Il Suo ultimo giorno sarà tutto oscurità dall'inizio alla fine , anche il sole meridiano si offuscherà nel suo splendore.
Sarà la notte in cui Lui, luce del mondo, entrerà in tutte le nostre notti per illuminarle.
Ora, come anticipo, la notte del deserto profumerà di fragranza del pane.
I discepoli notano il deserto intorno e la notte che incombe. La loro proposta è uscire dal deserto, tornare al villaggio da cui erano partiti e comperare qualcosa.
Ma il Suo pane è proprio nel deserto e nella notte, e non è da comperare.
Per Gesù la soluzione non è da cercare fuori, in un ritorno a ciò da cui si è usciti, ma è a portata di mano, qui e ora, ed è gratis! Bisogna solo affrontare la situazione in modo diverso.
Il pane che sazia, nel deserto e nella notte, non è quello che si compera, ma viene dato agli amici nel sonno. Nel sonno Suo e nostro.
“Non abbiamo qui se non cinque pani e due pesci”
E' quanto basta a malapena per loro e per il momento. La comunità ritiene sempre poco quello che c'è.
Non si accorge che cinque più due fa sette, numero perfetto, divino.
E' sazietà piena per tutti se è vissuto come dono,è fame se trattenuto per sé.
La nostra insufficienza va portata a Gesù, riposta nelle Sue mani. Ciò che ho e sono, poco o tanto che sia, è sempre sovrabbondante se ricevuto, spezzato e dato da mani di figlio.
Le folle si sdraiano sull'erba: è l'inizio della festa, il deserto si rallegra e la terra rida esulta e fiorisce : il Signore viene a salvarci.
Non è più la fuga dalla schiavitù , ma l'ingresso nella libertà.
Gesù presi i cinque pani, alzati gli occhi al cielo, li benedisse , li spezzò e li diede ai discepoli e questi alle folle.
Gesù è il Figlio , riceve dal Padre tutto ciò che ha ed è, prende in dono e per donare.
La mano chiusa per possedere e divorare , prende per la morte; la mano aperta riceve in dono per donare, ne fa comunione di vita col Padre e i fratelli.
Prendere benedicendo è nascere, venire alla luce come figli, vedendo sé e tutto ciò che c'è come segno dell'amore del Padre.
Il Figlio ama con lo stesso amore con cui è amato ; tutto sa dare come tutto riceve.
La forza per dare gli viene dal Suo levare gli occhi al cielo, dal Suo essere tutto verso il Padre come il Padre è tutto verso di Lui
Il dono fa circolare di mano in mano il pane, riprende il flusso della vita, che la rapina aveva interrotto. Questa è la Mensa che prepara il Signore, il mio Pastore, dove i poveri mangiano e sono sazi. Solo questo pane condiviso è benedizione e sazietà...
ne avanzano dodici ceste, una per ogni tribù, una per ogni mese.
Ne rimane per tutti e per sempre! E' quanto sperimenta la Chiesa, allora e ancora adesso.
COMMENTO PRECEDENTE GENNAIO MT 14, 13-14
RispondiElimina