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martedì 15 gennaio 2019

. "UN MAESTRO" Mt 23, 8-10




4 commenti:

  1. Vangelo
    Dicono e non fanno.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 23,1-12

    In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
    «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
    Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
    Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
    Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

    Parola del Signore.

    PAROLE DEL SANTO PADRE
    L’autorità nasce dal buon esempio, per aiutare gli altri a praticare ciò che è giusto e doveroso, sostenendoli nelle prove che si incontrano sulla via del bene. L’autorità è un aiuto, ma se viene esercitata male, diventa oppressiva, non lascia crescere le persone e crea un clima di sfiducia e di ostilità e, anche, porta alla corruzione. Noi discepoli di Gesù non dobbiamo cercare titoli di onore, di autorità o di supremazia. . Noi, discepoli di Gesù non dobbiamo fare questo, poiché tra di noi ci dev’essere un atteggiamento semplice e fraterno. Siamo tutti fratelli. Se abbiamo ricevuto delle qualità dal Padre celeste, le dobbiamo mettere al servizio dei fratelli, e non approfittarne per la nostra soddisfazione e interesse personale. (Angelus, 5 novembre 2017)

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  2. Gesuiti - Gesù parla degli scribi e dei farisei. Il capitolo 23 è tutto un trattato sull'ipocrisia che è il virus tipico della persona religiosa, ma non solo religiosa. Ci sono varie forme di religione. In ufficiò è religione far così, nella politica è religione, in tutto è religione far così. La legge dell'apparire in contraddizione con ciò che senti e ciò che fai. È questa l'ipocrisia che intacca in sostanza il nostro essere figli di Dio e fratelli e questo funziona a tutti i livelli. Funziona nella sinagoga, in chiesa, in piazza, nell'ufficio, dappertutto. È questo quel virus indistruttibile che Gesù attribuisce nella sua epoca agli scribi e ai farisei che erano persone bravissime, tutto sommato, stimabilissime. Ciò che lui denuncia degli scribi dei farisei noi possiamo facilmente applicarlo a quelli di una volta, applicarlo agli altri, applicarlo ai preti eventualmente, anche tutte cose vere se non si dimentica che Giove ci ha dato due bisacce. I difetti che vediamo nella bisaccia di quello che ci sta davanti sono esattamente quelli che stanno sulle mie spalle che non vedo. Quindi questa descrizione degli scribi e dei farisei ci fa da specchio per vedere quel male radicale che s'annida in ciascuno di noi e che poi emerge anche nei capi perché il capo è quello che è riconosciuto tale perché tutti si rispecchiano in quello, è uguale. È un testo di grande libertà interiore e vuole portarci però a questo la libertà. E non ci si arriva attraverso denunce così di altri, ma attraverso lo snidamento di quel male sottile che sta dentro ciascuno di noi. In fondo qui lo dice chiaramente quello dell'incoerenza tra dire e fare, dicono e non fanno, quello del volere apparire a tutti i livelli, quello di esser importanti, dell’essere maestri, dell’essere padri, dell’essere signori, nell’essere quelle persone che tutto sommato dominano. Si può prevalere sull'altro o con la cattiveria, ma allora ti dicono che sei cattivo, eventualmente ti potrebbe anche in prigione, oppure c'è un modo di prevalere sull'altro di uccidere fratello e di uccidere se stessi come figli che quasi non ci si accorge che avvenga. È usare il bene, le qualità che hai, invece, che per unirti agli altri in un servizio reciproco di amore, per dominare e servirti degli altri come piedestallo. Per cui tutto il bene che abbiamo è ridotto a male da questa ipocrisia. Si possono fare anche beneficenza purché ti mettano la lapide, purché ti mettono sul bollettino, che te ne torni un vantaggio di immagine, fai tutto. Allora, anche il bene è strumentalizzato al male. E su questo tutti noi uomini siamo sensibili perché è determinante per noi come siamo visti, come siamo stimati. Allora, cerchiamo la stima e la vanagloria che mi viene dagli altri, invece di considerare la vera stima che devo avere di me e degli altri che sono figlio di Dio e questo ce n'è davanzo
    Il pericolo è di ridurre il vangelo a norma, ma questo non solo noi che lo proponiamo, ma anche chi lo ascolta. Dice: Adesso devo fare questo. No, non devi fare. Il vangelo è quello che il Signore fa per te. È la buona notizia del dono che ti fa. Accogli questo dono, cresci in questo dono e poi la tua vita sarà una risposta a questo dono. E non confischiamolo subito come legge.
    L'origine di questo male è che tutto ciò che fanno non lo fanno per amore, lo fanno per narcisismo per essere ammirati dagli uomini, cioè per vanagloria.

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  3. L’uomo ha bisogno di ammirazione e di stima. O scopre davvero la sua identità nella stima infinita, nell’amore infinito che Dio ha per lui, e allora vive di questa e comunica stima agli altri e amore, oppure lo mendica in tutti i modi da tutti, anzi lo carpisce da tutti. E lo carpisce attraverso quelle cose che lo rendono in qualche modo ammirevole. Quindi utilizza i suoi doni anziché per amare e per servire, per carpire ammirazione, per sentirsi di qualcuno. Sarà poi l’ipocrisia che denuncia dopo.
    Chi si innalzerà sarà abbassato. Chi si mette al centro finirà non tanto per essere condannato da chi sa chi, ma semplicemente per il corso delle cose, sprofonderà in se stesso. Cadere nei propri abissi è forse la cosa peggiore che ad uno possa succedere. Mettersi al centro significa proprio prepararsi questa trappola.

    vedi precedente commento 23,1-7

    seguente 23,11-12

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  4. Antifona
    Conserva la luce ai miei occhi, o Signore,
    perché non mi sorprenda il sonno della morte
    e il mio nemico non dica: «L'ho vinto!». ( Sal 12,4-5)

    Custodisci con continua benevolenza, o Padre, la tua Chiesa
    e poiché, a causa della debolezza umana,
    non può sostenersi senza di te,
    il tuo aiuto la liberi sempre da ogni pericolo
    e la guidi alla salvezza eterna.
    Per il nostro Signore Gesù Cristo.

    Prima Lettura
    Imparate a fare il bene, cercate la giustizia.
    Dal libro del profeta Isaìa
    Is 1,10.16-20

    Ascoltate la parola del Signore,
    capi di Sòdoma;
    prestate orecchio all'insegnamento del nostro Dio,
    popolo di Gomorra!
    «Lavatevi, purificatevi,
    allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
    Cessate di fare il male,
    imparate a fare il bene,
    cercate la giustizia,
    soccorrete l'oppresso,
    rendete giustizia all'orfano,
    difendete la causa della vedova».

    «Su, venite e discutiamo
    - dice il Signore.
    Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto,
    diventeranno bianchi come neve.
    Se fossero rossi come porpora,
    diventeranno come lana.
    Se sarete docili e ascolterete,
    mangerete i frutti della terra.
    Ma se vi ostinate e vi ribellate,
    sarete divorati dalla spada,
    perché la bocca del Signore ha parlato».

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 49 (50)

    R. A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio.
    Oppure:
    R. Mostraci, Signore, la via della salvezza.

    Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
    i tuoi olocàusti mi stanno sempre davanti.
    Non prenderò vitelli dalla tua casa
    né capri dai tuoi ovili. R.

    Perché vai ripetendo i miei decreti
    e hai sempre in bocca la mia alleanza,
    tu che hai in odio la disciplina
    e le mie parole ti getti alle spalle? R.

    Hai fatto questo e io dovrei tacere?
    Forse credevi che io fossi come te!
    Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.
    Chi offre la lode in sacrificio, questi mi onora;
    a chi cammina per la retta via
    mostrerò la salvezza di Dio. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Lode e onore a te, Signore Gesù.

    Liberatevi da tutte le iniquità commesse, dice il Signore,
    e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. ( Ez 18,31a)

    Lode e onore a te, Signore Gesù.

    Vangelo
    Dicono e non fanno.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 23,1-12

    In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
    «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
    Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d'onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati "rabbì" dalla gente.
    Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate "padre" nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare "guide", perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
    Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

    Parola del Signore.

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