FAUSTI – I discepoli, che Lo interrogano sul quando e sui segni della fine, sono rimandati alla quotidianità, che è tutta da leggere come segno della presenza del Dio con noi. Il Figlio dell'uomo viene in ogni ora com'é venuto allora, sotto “il Suo segno” : la Croce, dove la violenza del male si svela e si arresta nell'amore di chi la porta senza restituirla. Il male non è la fine, né tanto meno il fine del mondo! E' invece il luogo della testimonianza dell'Amore del Figlio e dei Suoi fratelli. La vicenda umana è tutta un travaglio del parto della creazione nuova (Rm8,19...). Il Capo è già venuto alla luce : segue la nascita di tutto il Corpo!. Tutti i mali del mondo non sono da leggere come segno di morte, ma di nascita. Questi dolori sono le doglie del parto della creatura nuova. In questa violenza infatti il discepolo diventa figlio, vivendo da fratello e spegnendo la violenza con la sua mitezza. L'iniquità per Matteo è “non fare” la Parola , che si riassume nel comando dell'Amore. Il male che incontriamo nella storia è sempre più “apocalittico” (rivelatore), ma non escatologico (definitivo!) E' apocalittico, perchè rivela il male che è in noi ; ma non è escatologico, perché definitivo è solo l'Amore di Dio per noi. Solo la Sua eterna misericordia è principio e fine della creazione e della storia, come ripete il grande “Hallel”(Sl 136). In “questo” non “in un mondo migliore” si testimonia il Vangelo “la Buona Notizia” , che c'é un Amore più grande di ogni male. Il male stesso è il luogo proprio di questa testimonianza. Il “quando” della fine del tempo è il suo compimento, quando tutti, attraverso la testimonianza del Figlio e dei Suoi fratelli, riconosceranno l'Amore del Padre. Questo testo si articola dettagliatamente come segue : i primi versi mettono all'erta contro gli inganni , poi si descrivono gli ingredienti normali della storia,in cui dolori son da leggere come le doglie del parto, e i seguenti mostrano come il discepolo è generato come uomo nuovo proprio da questa situazione che lo rende testimone del suo Signore.
FAUSTI – I discepoli, che Lo interrogano sul quando e sui segni della fine, sono rimandati alla quotidianità, che è tutta da leggere come segno della presenza del Dio con noi.
RispondiEliminaIl Figlio dell'uomo viene in ogni ora com'é venuto allora, sotto “il Suo segno” : la Croce, dove la violenza del male si svela e si arresta nell'amore di chi la porta senza restituirla.
Il male non è la fine, né tanto meno il fine del mondo!
E' invece il luogo della testimonianza dell'Amore del Figlio e dei Suoi fratelli.
La vicenda umana è tutta un travaglio del parto della creazione nuova (Rm8,19...).
Il Capo è già venuto alla luce : segue la nascita di tutto il Corpo!.
Tutti i mali del mondo non sono da leggere come segno di morte, ma di nascita. Questi dolori sono le doglie del parto della creatura nuova. In questa violenza infatti il discepolo diventa figlio,
vivendo da fratello e spegnendo la violenza con la sua mitezza.
L'iniquità per Matteo è “non fare” la Parola , che si riassume nel comando dell'Amore.
Il male che incontriamo nella storia è sempre più “apocalittico” (rivelatore), ma non escatologico (definitivo!) E' apocalittico, perchè rivela il male che è in noi ; ma non è escatologico, perché definitivo è solo l'Amore di Dio per noi. Solo la Sua eterna misericordia è principio e fine della creazione e della storia, come ripete il grande “Hallel”(Sl 136).
In “questo” non “in un mondo migliore” si testimonia il Vangelo “la Buona Notizia” , che c'é un Amore più grande di ogni male.
Il male stesso è il luogo proprio di questa testimonianza.
Il “quando” della fine del tempo è il suo compimento, quando tutti, attraverso la testimonianza del Figlio e dei Suoi fratelli, riconosceranno l'Amore del Padre.
Questo testo si articola dettagliatamente come segue : i primi versi mettono all'erta contro gli inganni , poi si descrivono gli ingredienti normali della storia,in cui dolori son da leggere come le doglie del parto, e i seguenti mostrano come il discepolo è generato come uomo nuovo proprio da questa situazione che lo rende testimone del suo Signore.