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venerdì 7 luglio 2017

"DESDE EGIPTO LLAMÉ A MI HIJO" Mt 2,13-21




2 commenti:

  1. Prima Lettura
    Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato.
    Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
    1Gv 1,5 - 2,2

    Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi annunciamo: Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna. Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo bugiardi e non mettiamo in pratica la verità. Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
    Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
    Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo.

    Parola di Dio.

    Salmo Responsoriale
    Dal Sal 123 (124)
    R. Chi dona la sua vita risorge nel Signore.
    Oppure:
    R. A te grida, Signore, il dolore innocente.

    Se il Signore non fosse stato per noi,
    quando eravamo assaliti,
    allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
    quando divampò contro di noi la loro collera. R.

    Allora le acque ci avrebbero travolti,
    un torrente ci avrebbe sommersi;
    allora ci avrebbero sommersi
    acque impetuose. R.

    Siamo stati liberati come un passero
    dal laccio dei cacciatori.
    Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
    egli ha fatto cielo e terra. R.

    Acclamazione al Vangelo
    Alleluia, alleluia.

    Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore;
    ti acclama la candida schiera dei martiri.

    Alleluia.


    Vangelo
    Erode mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme.
    Dal Vangelo secondo Matteo
    Mt 2,13-18

    I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
    Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
    «Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio».
    Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esatezza dai Magi.
    Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
    «Un grido è stato udito in Rama,
    un pianto e un lamento grande:
    Rachele piange i suoi figli
    e non vuole essere consolata,
    perché non sono più».

    Parola del Signore.



    Parole del Santo Padre

    Giuseppe mi piace pensarlo come il custode delle debolezze, delle nostre debolezze pure. E’ l’uomo che non parla ma obbedisce, l’uomo della tenerezza, l’uomo capace di portare avanti le promesse perché divengano salde, sicure; l’uomo che garantisce la stabilità del Regno di Dio, la paternità di Dio, la nostra filiazione come figlio di Dio. Io oggi vorrei chiedere, ci dia a tutti noi la capacità di sognare perché quando sogniamo le cose grandi, le cose belle, ci avviciniamo al sogno di Dio, le cose che Dio sogna su di noi. E ci dia a tutti noi la fedeltà che generalmente cresce in un atteggiamento giusto, cresce nel silenzio e cresce nella tenerezza che è capace di custodire le proprie debolezze e quelle degli altri. (Omelia Santa Marta – 20 marzo 2017)

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  2. FAUSTI – Giuseppe, come il suo omonimo venduto dai fratelli, è “sognatore” : nella profondità del suo cuore puro, vede Dio. Uno, anche se non lo sa, realizza sempre i suoi sogni. Ma sono quelli di un cuore puro o impuro? I sogni di Dio alla fine si compiono sempre, anche se a noi sembrano impossibili. (Sal. 126,1) L'angelo dice la Parola che ci “risveglia” alla vita con il sogno di Dio.
    La risposta è lui stesso , che esegue alla lettera (1,21-24). Le dà corpo offrendole il suo corpo.
    Questo è l'amore con i fatti e nella verità (1Gv 3,18), il culto gradito a Dio.
    Maria è nominata all'inizio come la sposa di Giuseppe (1,18) ; poi si parla del “bambino e sua madre”, anteponendo sempre il bambino. Ma sia Lui che la madre sono affidati alle mani di Giuseppe, prototipo dei credenti. Erode è figura del faraone all'interno di Israele, della Chiesa e di ciascuno di noi. Nella nostra paganità, come c'è la ricerca dei magi per adorare il Signore, così c'è la ricerca di Erode, che, come il faraone, ucciderà i figli.
    Gesù, miracolosamente salvato come Mosè, entra in Egitto per compiere il nuovo Esodo.
    Vivrà in Egitto da forestiero, solidale con la solitudine di tutti gli oppressi, suoi fratelli.
    Erode, come il faraone, finisce ; il Figlio, come Israele, ne vede la fine.
    Dio dall'alto ride dei potenti e delle loro trame.
    Erode, come il faraone, uccide i figli d'Israele. I bambini di Betlemme rappresentano il sangue di tutti i giusti, da Abele a Zaccaria, dal primo all'ultimo innocente di ogni shoà.
    Prefigurano il sangue del Servo, il Figlio che salverà i fratelli.
    Il destino dei giusti – e dei peccatori – è lo stesso dell'unico Giusto che si è fatto per noi peccato.

    “ Il Nazoreo “, come sarà chiamato Gesù, è il compimento di quanto fu detto per mezzo dei profeti. Accolto da Giuseppe e dai magi, rifiutato dai sapienti e dai potenti, Egli rivive la storia del Suo popolo : attraverso l'Egitto e l'esilio - con l'uccisione degli innocenti, anticipo della Sua- torna alla terra promessa. Così compie puntualmente quanto “è scritto”.
    In questo brano si presenta la storia di Gesù come un viaggio. E' il viaggio del Figlio , che incontra i fratelli perduti, ripercorrendo la stessa via. Lui che scende e risale dall'Egitto, è il Figlio che realizza il nuovo esodo definitivo.
    La shoà degli innocenti , preludio di quella del Giusto, è vista come il male supremo dell'esilio (Ger31,15). L'Egitto e l'esilio sono la duplice esperienza di schiavitù, causata l'una dal peccato altrui e l'altra da quello proprio : da ambedue libera il Nazoreo, che è il “dunque” della promessa.
    Il “Nazoreo” è, allo stesso modo del popolo d'Israele, il Figlio liberato dalla mano d'Egitto e l'esule che ritorna alla terra.
    In Geremia l'esilio è il luogo della liberazione definitiva . Colui che ci ama di amore eterno dice di non piangere, perché ci riedificherà, ci perdonerà, farà con noi un'Alleanza eterna, e così tutti conosceremo il Signore. (Ger 31,3 s).
    Nell'uscita il potente ingiusto ; nell'uscita dall'esilio morirà il Giusto, e l'Onnipotente stringerà con noi un'Alleanza Nuova.
    L'esilio è la morte del Figlio : l'infedeltà lo riduce a non essere più. Io-Sono , nel Suo amore, lo ricondurrà all'esistenza ; ma non più con segni di potenza, come in Egitto, bensì con l'impotenza della Croce, prefigurata nella shoà dei bambini-servi.
    Il cammino del Figlio passa attraverso la solidarietà con i fratelli nella loro oppressione e nel loro peccato, fino alla maledizione del loro non-essere-più , facendosi Lui stesso abbandono, maledizione e peccato (Gal 3,13) , perché ogni abbandono non sia più abbandonato, neanche l'abbandono di Dio. La croce sarà la vicinanza di Dio a ogni abbandonato da Dio.

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