Vangelo di Matteo 27 , "45 Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: Elì, Elì, lemà sabactàni? Che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: Costui chiama Elia. 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo! 50E Gesù, emesso un alto grido, emise lo spirito."
(Gesuiti) Si oscura il sole di mezzogiorno, il sole è simbolo cosmico. L’oscurarsi del sole vuol dire la fine del mondo e sulla croce di Gesù il mondo finisce. Il mondo che fu creato nella luce e che poi si allontanò dalla luce per il peccato, si staccò da Dio, è regredito nelle tenebre. E la croce rappresenta la massima tenebra, cioè il male raggiunge Dio, colpisce Dio. Un male più forte che è uccidere Dio nessuno lo può fare, è la fine del mondo. Quindi sulla croce il male è hai già finito e ogni male che ancora c’è fa parte di quel male che già è compiuto. In quella notte che è mezzogiorno si alza un forte grido di Gesù. È il grido di ogni abbandono: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Il male dell'uomo è avere abbandonato Dio che la è vita. Gesù che è il Figlio abbandonato, vive il nulla assoluto di sé perché lui è tutto del Padre. E in questo abbandono, in questo grido di abbandono di Cristo, c'è tutta la disperazione del mondo che ha abbandonato Dio e Gesù la grida al Padre: Dio mio, Dio mio! Pesa su di lui e si fa voce in lui, lo strazio di tutti gli abbandoni, la sofferenza di tutti i distacchi, l'abbandono sul piano affettivo, su piano vitale, la morte; pesa tutto su Gesù. Questo è vero, è buio, è a metà giornata, ma è buio. Però anche, può esserci in questo paradossalmente una rivelazione, uno svelamento di chi è Dio che, è accecante, rivela a noi la sua luce che è eccessiva per noi.
Dicono: Costui chiama Elia, avendo sentito Elì, scambiano Elì per Elia. Elia era il santo dei casi impossibili, come Sant'Antonio, qualche santo che fa i miracoli. Siccome, era stato rapito con un carro di fuoco in cielo era quello che faceva il pronto intervento e dicono: Guardiamo se viene a salvarlo, costui chiama Elia. Le ultime parole dell'Antico Testamento, Malachia 3 dice che prima del grande giorno verrà Elia a riconciliare il cuore dei padri coi figli e dei figli coi padri. Nel grido di Gesù il cuore di tutti i figli sono riconciliati coi padri, perché Gesù nel punto più lontano da Dio, cioè dell’abbandonato da Dio si rivolge al Padre. E nel Suo grido al Padre è ogni grido di abbandono, e il Padre in lui si riconcilia con ogni figlio. Quindi la croce è la riconciliazione totale tra Padre e Figlio e tutti i figli, che è il problema radicale dell'esistenza, perché uno che non accetta la fonte della propria vita, non accetta sé, non accetta la vita. Difatti, gli danno da bere aceto che è vino andato a male. Il vino è simbolo della vita, cioè beve fino in fondo la morte. E proprio, allora, fa un alto grido ancora, due grida. Mentre nel primo Gesù grida tutto l'abbandono, nel secondo si dice che, in italiano traducono: spirò, in greco c’è: consegnò lo spirito, emise lo spirito, cioè soffiò su di noi l'alito vitale; è l’atto creatore. Come nelle tenebre del caos Dio col suo Spirito soffiò la vita, ora nelle tenebre assolute Dio soffia il suo amore, attraverso il Figlio, su tutta l'umanità e fa il mondo nuovo. Tanto è vero che la scena che segue è una scena di resurrezione, cioè la croce è la fine del mondo vecchio e la nascita del mondo nuovo. Nasce il Figlio di Dio sulla terra e dà il suo Spirito a tutti i fratelli, cominciando da quelli che l'hanno crocifisso. Quindi la morte non è vista come morte, ma come la nascita del Figlio sulla terra. Quel Dio che nessuno aveva mai visto finalmente nasce ed è il grido, il vagito proprio della creatura che nasce. C'è quindi la rottura di tutto ciò che era vecchio, segnato dal male; tutto ciò che significava divisione, separazione.
Vangelo di Matteo 27 , "45 Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta
RispondiEliminala terra. 46Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: Elì, Elì, lemà
sabactàni? Che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato? 47Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano:
Costui chiama Elia.
48E subito uno di loro corse a prendere una
spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava
da bere. 49Gli altri dicevano: Lascia, vediamo se viene Elia a
salvarlo! 50E Gesù, emesso un alto grido, emise lo spirito."
(Gesuiti) Si oscura il sole di mezzogiorno, il sole è simbolo cosmico.
L’oscurarsi del sole vuol dire la fine del mondo e sulla croce di Gesù
il mondo finisce. Il mondo che fu creato nella luce e che poi si
allontanò dalla luce per il peccato, si staccò da Dio, è regredito nelle
tenebre.
E la croce rappresenta la massima tenebra, cioè il male
raggiunge Dio, colpisce Dio. Un male più forte che è uccidere Dio
nessuno lo può fare, è la fine del mondo. Quindi sulla croce il male è
hai già finito e ogni male che ancora c’è fa parte di quel male che già
è compiuto.
In quella notte che è mezzogiorno si alza un forte grido di
Gesù. È il grido di ogni abbandono: Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?
Il male dell'uomo è avere abbandonato Dio che la è
vita. Gesù che è il Figlio abbandonato, vive il nulla assoluto di sé
perché lui è tutto del Padre. E in questo abbandono, in questo grido
di abbandono di Cristo, c'è tutta la disperazione del mondo che ha
abbandonato Dio e Gesù la grida al Padre: Dio mio, Dio mio!
Pesa su di lui e si fa voce in lui, lo strazio di tutti gli abbandoni,
la sofferenza di tutti i distacchi, l'abbandono sul piano affettivo, su
piano vitale, la morte; pesa tutto su Gesù.
Questo è vero, è buio, è a metà giornata, ma è buio. Però anche, può esserci in questo
paradossalmente una rivelazione, uno svelamento di chi è Dio che, è accecante,
rivela a noi la sua luce che è eccessiva per noi.
Dicono: Costui chiama Elia, avendo sentito Elì, scambiano Elì
per Elia. Elia era il santo dei casi impossibili, come Sant'Antonio,
qualche santo che fa i miracoli. Siccome, era stato rapito con un
carro di fuoco in cielo era quello che faceva il pronto intervento e
dicono: Guardiamo se viene a salvarlo, costui chiama Elia.
Le ultime parole dell'Antico Testamento, Malachia 3
dice che prima del grande giorno verrà Elia a riconciliare il cuore dei padri coi figli e dei
figli coi padri. Nel grido di Gesù il cuore di tutti i figli sono riconciliati
coi padri, perché Gesù nel punto più lontano da Dio, cioè
dell’abbandonato da Dio si rivolge al Padre. E nel Suo grido al Padre
è ogni grido di abbandono, e il Padre in lui si riconcilia con ogni
figlio. Quindi la croce è la riconciliazione totale tra Padre e Figlio e
tutti i figli, che è il problema radicale dell'esistenza, perché uno che
non accetta la fonte della propria vita, non accetta sé,
non accetta la vita.
Difatti, gli danno da bere aceto che è vino andato a male.
Il vino è simbolo della vita, cioè beve fino in fondo la morte.
E proprio, allora, fa un alto grido ancora, due grida. Mentre nel primo Gesù grida
tutto l'abbandono, nel secondo si dice che, in italiano traducono:
spirò, in greco c’è: consegnò lo spirito, emise lo spirito, cioè soffiò su
di noi l'alito vitale; è l’atto creatore. Come nelle tenebre del caos
Dio col suo Spirito soffiò la vita, ora nelle tenebre assolute Dio soffia
il suo amore, attraverso il Figlio, su tutta l'umanità e fa il mondo
nuovo. Tanto è vero che la scena che segue è una scena di
resurrezione, cioè la croce è la fine del mondo vecchio e la nascita
del mondo nuovo. Nasce il Figlio di Dio sulla terra e dà il suo Spirito
a tutti i fratelli, cominciando da quelli che l'hanno crocifisso.
Quindi
la morte non è vista come morte, ma come la nascita del Figlio sulla
terra. Quel Dio che nessuno aveva mai visto finalmente nasce ed è il
grido, il vagito proprio della creatura che nasce.
C'è quindi la rottura di tutto ciò che era vecchio, segnato dal
male; tutto ciò che significava divisione, separazione.