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venerdì 10 aprile 2020

Crucifixión y muerte de Jesús Mt 27,32-38

3 commenti:

  1. VANGELO di MATTEO 27, "32Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato
    Simone, e lo costrinsero a prendere la croce di lui.33Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio,
    34gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli,
    assaggiatolo, non ne volle bere. 35Dopo averlo quindi crocifisso, si
    spartirono le sue vesti tirandole a sorte. 36E sedutisi, gli facevano la
    guardia. 37Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta
    della sua condanna: Questi è Gesù, il re dei Giudei.
    38Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a
    sinistra

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  2. ( GESUITI )"Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato
    Simone, e lo costrinsero a prendere la croce di lui".
    Quest'uomo sta tornando in città e il corteo con Gesù, da
    mettere in croce, sta uscendo. Siccome c'è da fare una piccola salita
    di pochi metri per andare sul calvario, dove è eretto il patibolo, in
    vista di tutta la città e non ce la fa, allora cercano uno che lo possa
    portare. Quest'uomo tornava a casa tranquillo dai campi, veniva da
    Cirene in Africa. Deve essere un emigrato, doveva aver fatto anche
    poca fortuna. Perché dico così? Perché quando hanno visto che
    Gesù non ce la faceva più a portare la croce, hanno guardato in giro
    a chi toccava portare la croce. Evidentemente, non a un ricco e a un
    potente perché quelli in croce non ci vanno: benissimo, se c'è da
    portare: servi fatevi avanti. Portate pure la croce. Poi se fossero stati
    anche un po' previdenti avrebbero anche fatto industria di croci da
    vendere perché avrebbero previsto cosa veniva. Hanno guardato il
    povero cristo, a lui tocca portare la croce e lui non vuole e non sa.
    Anche Gesù non vuole portare la croce, non la vuole, gli tocca. Cioè
    la croce del male del mondo la porta Cristo e i poveri cristi come Lui.
    Lì si continua ancora, la passione di Dio per il mondo; lì ancora, si
    consuma la nostra violenza e si arresta in questi. Quindi questo
    Cireneo è figura del discepolo e si chiama Simone come tutti.
    Nel momento decisivo della vita di Gesù non c'è Simon Pietro,
    ma quest'altro Simone; non Simone che sa e che vuole morire con
    Gesù, ma un Simone che non sa, non vuole e non capisce perché; gli
    capita per caso. Proprio una grande sfortuna. E pensate questa
    grande sfortuna che è capitata a quest'uomo è la cosa più grande
    che possa capitare in assoluto a un uomo: ha aiutato Dio a portare
    la croce del male del mondo. Ha aiutato Dio nel momento più alto
    della storia di Dio. Lui l’avrà capito dopo. Lo sappiamo che è
    diventato credente perché nella lettera ai Romani si parla dei suoi
    figli e di Evodia sua moglie e Marco dice: padre di Alessandro e
    Rufo, scrivendo il Vangelo a Roma; vuol dire che a Roma conoscono i
    suoi figli. Cioè ha capito dopo il dono che ha ricevuto. Sul momento
    è stato una grossa maledizione. Questo aspetto teniamolo come
    scena iniziale.
    È sempre lì che contempliamo il più piccolo tra i nostri fratelli
    e che ancora ci salva. Tra l’altro il Cireneo non è che porta la sua
    croce, la sua propria, porta la croce di Gesù. Come Gesù non porta
    la sua croce; Lui ha fatto nulla di male, porta la croce di noi. Quindi
    questo Cireneo è praticamente un altro Cristo, è il discepolo
    perfetto, identico al suo maestro. Ed è bello vedere che non lo sa,
    non lo vuole e maledice: Fossi entrato un po' prima o un po' dopo.
    I doni di Dio sono strani.
    La confezione soprattutto dei doni di Dio. Per cui direi, così
    bonariamente, famigliarmente, occhio a ciò che noi diciamo succede
    per caso. Per caso o provvidenziale?
    La tentazione sarebbe fermarsi solo su questo perché c'è
    tema sufficiente.

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  3. -->L’esecuzione avviene sul Golgota, vuol dire luogo del cranio,
    del teschio. Secondo la tradizione c'è una grotta ai piedi del Calvario
    dove c'è il cranio, il teschio di Adamo, del primo uomo, che si era
    innalzato sull'albero per essere come Dio e finì nella morte. Ora Dio
    si alza sull'albero della morte e riscatta Adamo e il sangue del Figlio
    scende su Adamo. Tutto il sogno di potenza di Adamo, di ogni uomo
    non ha fatto altro che provocare la morte, l'impotenza di Dio dà la
    vita a chi ha procurato la morte a se e ad altri.
    Gli danno da bere il vino mescolato con fiele. Il vino mescolato
    con aromi si dava a coloro che dovevano essere giustiziati come
    anestetico per non sentire il dolore della morte. A Lui lo danno con
    fiele, tutta l'amarezza della vita: ma Lui non ne volle. Cioè mentre
    tutta la nostra sapienza, consiste in fondo nel crearci anestetici per
    non sentire il male di ciò che facciamo, la sapienza di Dio invece,
    non prende anestetici: non ne volle. Beve fino in fondo il calice che
    noi gli abbiamo costruito, confezionato, fatto, dato, versato addosso.
    Se la nostra sapienza per evitare la morte, non produce
    che morte, la sua stoltezza della croce è in realtà la sapienza del Dio
    amore che sa vincere il male.
    Poi, le sue vesti. Lui resta nudo come Adamo e quelli che
    l'hanno crocifisso hanno la veste del Figlio. Sono tutte frasi molto
    ricche di significato. Lui porta la nostra nudità e noi la sua dignità di
    figlio, proprio chi l’ha crocifisso. E sopra il capo la didascalia: Questo
    è il re. Veramente questi è l'uomo libero, che libera, non altri.
    Gli altri col loro sogno di potere, con tutto il loro sapere non fanno che
    fare queste cose, che vediamo lì sulla croce; produrre violenza.
    Questo, invece, che non la fa e la sa vincere questi è il Re, questi è
    l'uomo libero. Su questo ci siamo già fermati vediamo ora le tre
    interpretazioni della croce.
    Prima vediamo
    i due ladroni crocifissi con lui, l’uno a destra e l'altro a sinistra. Al
    centro c’è lui l’innocente, alla destra e alla sinistra tutti i suoi fratelli
    colpevoli e Lui innocente in mezzo. Questa sua solidarietà di giusto
    con noi. Che poi, nella morte siamo tutti i giusti perché ognuno è
    innocente della propria morte, anche fosse colpevole di quella di
    altri, la sua non la vorrebbe. Lui il giusto è lì con noi.

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