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martedì 22 maggio 2018

"A UN NIÑO COMO ÉSTE" Mt 18,1-5

 
 

 

 

4 commenti:

  1. PAROLE DEL SANTO PADRE
    Questo termine “piccoli” indica tutte le persone che dipendono dall’aiuto degli altri, e in particolare i bambini. Dunque, i bambini sono in sé stessi una ricchezza per l’umanità e anche per la Chiesa, perché ci richiamano costantemente alla condizione necessaria per entrare nel Regno di Dio: quella di non considerarci autosufficienti, ma bisognosi di aiuto, di amore, di perdono. E tutti, siamo bisognosi di aiuto, d’amore e di perdono! Tutti! E questo ci riporta sempre al fatto che la vita non ce la siamo data noi ma l’abbiamo ricevuta. A volte rischiamo di vivere dimenticandoci di questo, come se fossimo noi i padroni della nostra esistenza, e invece siamo radicalmente dipendenti. In realtà, è motivo di grande gioia sentire che in ogni età della vita, in ogni situazione, in ogni condizione sociale, siamo e rimaniamo figli. I bambini inoltre - nella loro semplicità interiore - portano con sé la capacità di ricevere e dare tenerezza. Tenerezza è avere un cuore “di carne” e non “di pietra”, come dice la Bibbia. (UDIENZA GENERALE, 18 marzo 2015)

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    1. Antifona

      Volgi lo sguardo, Signore, alla tua alleanza,
      non dimenticare per sempre la vita dei tuoi poveri.
      Alzati, o Dio, difendi la mia causa,
      non dimenticare la supplica di chi ti invoca. (Cf. Sal 73,20.19.22)

      Colletta

      Dio onnipotente ed eterno,
      guidati dallo Spirito Santo,
      osiamo invocarti con il nome di Padre:
      fa’ crescere nei nostri cuori lo spirito di figli adottivi,
      perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso.
      Per il nostro Signore Gesù Cristo.
      Prima Lettura
      Io mangiai quel rotolo: fu per la mia bocca dolce come il miele.

      Dal libro del profeta Ezechièle
      Ez 2,8-3,4

      Così dice il Signore: «Figlio dell’uomo, ascolta ciò che ti dico e non essere ribelle come questa genìa di ribelli: apri la bocca e mangia ciò che io ti do». Io guardai, ed ecco, una mano tesa verso di me teneva un rotolo. Lo spiegò davanti a me; era scritto da una parte e dall’altra e conteneva lamenti, pianti e guai.
      Mi disse: «Figlio dell’uomo, mangia ciò che ti sta davanti, mangia questo rotolo, poi va’ e parla alla casa d’Israele». Io aprii la bocca ed egli mi fece mangiare quel rotolo, dicendomi: «Figlio dell’uomo, nutri il tuo ventre e riempi le tue viscere con questo rotolo che ti porgo». Io lo mangiai: fu per la mia bocca dolce come il miele. Poi egli mi disse: «Figlio dell’uomo, va’, rècati alla casa d’Israele e riferisci loro le mie parole».

      Parola di Dio.

      Salmo Responsoriale

      Dal Sal 118 (119)

      R. Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, Signore.

      Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia,
      più che in tutte le ricchezze.
      I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
      sono essi i miei consiglieri. R.

      Bene per me è la legge della tua bocca,
      più di mille pezzi d’oro e d’argento.
      Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse,
      più del miele per la mia bocca. R.

      Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti,
      perché sono essi la gioia del mio cuore.
      Apro anelante la mia bocca,
      perché ho sete dei tuoi comandi. R.

      Acclamazione al Vangelo

      Alleluia, alleluia.

      Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore,
      e imparate da me, che sono mite e umile di cuore. (Mt 11,29ab)

      Alleluia.

      Vangelo
      Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli.

      Dal Vangelo secondo Matteo
      Mt 18,1-5.10.12-14

      In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
      Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
      «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
      Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
      Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».

      Parola del Signore.

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  2. SANTI ANGELI CUSTODI - BENEDETTO XVI
    L'Antico Testamento dice dell'Angelo del popolo di Israele .”Prestagli attenzione e ascolta la sua voce ”cioè io devo farmi attento e sensibile a quest'idea divina che mi abbraccia e guida, e non devo contrapporle ostinatamente i miei desideri e umori del momento.
    Essa trova la sua ragion d'essere nel fatto che noi siamo diventati suscettibili di alterazione e manipolazione ad opera di noi stessi e non crediamo più a nessun'altra raffigurazione della vita nostra, se non a quella che ci siamo costruiti con le nostre proprie mani.
    In questo modo , l'uomo finisce per diventare un marchingegno teatrale dentro un universo dominato dalla tecnica, universo che , d'altronde egli cerca di montare in qualche modo.
    Di angeli custodi ora non si parla più se non in qualche locuzione convenzionale , che noi stessi non intendiamo più alla lettera.
    Tanto più invece si parla però di protezione e si discute di come sia possibile proteggerci dai fenomeni inquietanti e dai pericoli della vita moderna.
    La fuga dell'uomo dalle relazioni umane
    e dalla sua propria opera assume proporzioni sempre più rilevanti, mentre ci rendiamo conto dell'insufficienza dei tentativi di protezione, sia pure raffinati, quando accorgimenti più avanzati li fanno apparire, d'un colpo, a loro volta come superati.
    Ora , sarebbe naturalmente assurdo e davvero fiabesco scomodare gli angeli custodi invece della tecnica, la protezione che Dio accorda non si lascia intrappolare così facilmente né permette che la si intenda in maniera così teatrale.
    Parlare degli angeli significa invece essere convinti che il mondo è dappertutto colmato
    della Viva presenza di Dio e che questa presenza si rivolge a ciascun individuo,
    a ciascuno di noi come potenza che ci chiama e ci protegge.
    (Radio Bavarese )

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  3. FAUSTI - “Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli” Così esordisce il quarto discorso di Gesù sulla comunità che è ambientata nella caa di Cafarnao. La Parola del Figlio, rivelata sul monte, proclamata nella missione e spiegata nelle parabole, si realizza nella comunità dei fratelli . Il regno del Padre si compie nella fraternità dei Suoi figli.
    Nel rapporto con l'altro si vive quello con l'Altro, nel rapporto con il fratello quello con il Padre.
    La comunità cristiana non è formata da persone esemplari o eccezionali, ma da piccoli e perduti, da peccatori perdonati che a loro volta perdonano.
    La sua forza è la preghiera rivolta al Padre nel Nome di Gesù, sempre presente in mezzo ai Suoi.
    Questa comunità che ci accoglie come Lui ci ha accolti, è il vero tributo che dobbiamo e possiamo
    rendere a Dio : è la fraternità, presenza del Figlio e del Padre nello Spirito, salvezza di ogni uomo.
    Ciò che unisce nello stare insieme non è la bravura reale o presunta, ma la piccolezza accolta nel Figlio. Ciò che mantiene l'unione non è l'accordo impeccabile e perfetto, ma il perdono costantemente ricevuto e accordato.
    Il fine dell'azione del figlio è la comunità, dove siamo fratelli perché figli e figli perché fratelli.
    Essa è il Regno stesso di Dio in terra . La fraternità, aperta a tutti mostra al mondo che Dio è Padre.
    Nella Comunità è impegnato cielo e terra. Da una parte ci sono il Padre con i Suoi Angeli e il Figlio con il Suo Spirito, dall'altra gli uomini, così come sono, con le loro piccolezze, scandali, smarrimenti e peccati.
    In casa c'è di tutto, non si presuppone né persone migliori né un mondo migliore. Il male non ostacola il bene , ne esplica anzi tutta la potenzialità . Ogni miseria si fa luogo della misericordia.
    Il Salmo 131 parla del credente come di un bimbo svezzato in braccio a sua madre.Il bimbo svezzato non brama più il seno materno, ma la sicurezza dolce dell'abbraccio. Solo così vive in pace e si realizza.
    Diversamente il suo cuore si inorgoglisce , il suo sguardo si leva con superbia,in cerca di cose sempre superiori alle sue forze,inquieto e angosciato come un vecchio pieno di desideri insoddisfatti in braccio alla morte, che dispera ora e sempre.
    Bambini a questo modo non si nasce, ma si diventa con una lenta maturazione psicologica e spirituale. Mentre il piccolo cresce, invecchia e muore, Gesù ci propone di crescere in piccolezza , di ringiovanire e di rinascere alla vita di figli, nelle braccia del Padre che è Madre.
    Il bambino è bisognoso di accoglienza, atto fondamentale dell'amore.E' quanto fa la madre, che gli permette di vivere in sé.Dio è innanzitutto Madre, e ciscuno di noi chiamato a diventare come Lui, materno nei confronti dell'altro.
    Accogliere è “concepire” l'altro .
    È una vita in più che do a lui e che ho dentro di me.
    Uno è in quanto è accolto, e in quanto accolto diventa accogliente . Esiste nella sua forma piena e divina in quanto fa vivere l'altro.
    La comunità ha al suo centro, come valore assoluto: Colui che si è fatto ultimo e servo di tutti .
    Il Signore Crocifisso, rivelazione del Dio Amore che si è fatto piccolo per accogliere i piccoli.
    I limiti propri e altrui, dove non sono accettati, diventano luogo di difesa e attacco, di violenza e divisione , dove vengono accettati , diventano invece luogo di gioia e di amore, di intesa e di comunione. Tutto può essere vissuto con antagonismo e conflittualità, o, al contarrio, con rispetto e accettazione, a seconda che lo si viva con lo spirito di morte o con lo Spirito di Dio.
    Accogliere è la vera grandezza di chi si fa piccolo per lasciare in sé spazio all'altro .
    È un restringersi che in realtà è un dilatarsi.
    Lui, il più grande, si è fatto il più piccolo di tutti in modo che, accogliendo l'ultimo, accogliamo Lui, il Signore che ci salva. Il nostro accogliere i più piccoli è salvezza nostra perché accoglienza del Figlio.

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